QOPH – Pyrola
Attivi ormai dal 1995, erano attesi al varco del secondo disco da diverso tempo. Il periodo passato ad aspettare non è risultato vano perché gli svedesi Qoph dopo l’esordio “Kalejdoskopiska Aktiviteter” (uscito nel 1998 su Record Heaven) tornano con un disco fresco ed ispirato. “Pyrola” è il suo titolo e conferma la vena che anima la band: un lavoro lungo ed articolato, a cavallo tra il rock progressivo e la psichedelia. Anche se spesso risulta fin troppo complesso (nel senso che alcuni passaggi risentono in scorrevolezza), l’opera dei Qoph non è mai troppo invadente, sempre ben bilanciata tra cavalcate forsennate, tempi dispari e pause lisergiche.Per citare qualche referente si potrebbero fare i nomi di King Crimson, Gong, Soft Machine, Captain Beyond e East Of Eden. Ma si ritrova anche qualche assonanza con le nuove leve della complicazione Mars Volta. Tuttavia è inutile fare paragoni, anche perché la personalità del gruppo è fuori discussione. Sono infatti precise e sognanti le vocals di Robin Kvist così come le chitarre di Filip Norman. Strepitose si rivelano anche le ritmiche, costruite da Federico de Costa (batteria) e Patrik Persson (basso). Mentre a far accrescere l’interesse e la corposità del disco ci pensano la produzione di Per Wikström e la presenza di vari ospiti come Nicklas Barker (Anekdoten) al mellotron, Joakim Svalberg al moog, Simon Steensland al theremin e ancora Mats Oberg e Dennis Berg (Abramis Brama).
Un cast di lusso insomma. Un insieme che ha prodotto brani lunghi e trascinanti del calibro di “Korea” (immaginate una composizione di Frank Zappa cantata da Jon Anderson…) e “Fractions”, vibrante estasi mistica che profuma d’incenso e si colora di toni esotici grazie al sitar di Filip. Per non stancare troppo non mancano neanche pezzi più diretti ed incisivi. Esemplari a tal proposito sono l’iniziale “Woodrose” (che raccoglie tutta l’urgenza espressiva dei King Crismon), la psicotropa “Travel candy”, la ritmata “Half of everything” (con tanto di armonica e pacati rallentamenti) o le travolgenti “Stand my ground” e “Moontripper”, hard blues come lo avrebbero interpretato i Gentle Giant…
“Pyrola” si rivela dunque un disco eterogeneo e ricco di risorse. Proprio per questo necessita di ripetuti ascolti prima di essere compreso in pieno. Tecnica e originalità ci sono tutte, con un pizzico di sintesi in più sarebbe il massimo.
Ultima nota: l’edizione in vinile possiede tre brani aggiuntivi rispetto al cd (si tratta di “Resh”, “Will the sun be back tomorrow” e “Anticipations”).
Alessandro Zoppo