QUARZOMADERA – L’impatto
I Quarzomadera sono una band monzese attiva da oltre dieci anni, composta da Davide Sar (voce, chitarra, effetti), Tony Centorrino (batteria) e Simona Pozzi (backing vocals) e giunta a fine 2012 alla pubblicazione della terza fatica discografica, “L’impatto”. Dieci brani per quasi 50 minuti di musica che potrebbe esser definita come una sorta di indie rock intriso di psichedelia e di accattivanti melodie pop. Ancor prima di procedere all’ascolto due aspetti attirano l’attenzione: il nome – il quarzo madera è un sottogenere di quarzo piuttosto ricercato e caratterizzato da un lucido colore giallo/ambrato – e la copertina del disco, dove spicca un feto in bilico tra una metropoli consumistica e la volta celeste, quasi a rappresentare l’umanità stretta tra la sfrenata esistenza dei giorni nostri e le proprie origini metafisiche (e forse il futuro che l’aspetta?).Il disco sin dal primo brano scorre fluido, caldo e avvolgente ed è caratterizzato da suoni molto stratificati e curati, accompagnati da melodie orecchiabili, da un cantato mai sopra le righe e da echi che rimandano alla psichedelia degli Anni 60, in particolare gli onnipresenti riverberi chitarristici. Tra i dieci brani, tutti cantati in italiano, spiccano la strumentale “Piccoli scheletri nell’armadio”, la struggente ballad acida “La soluzione”, la tiratissima “Nebula” e la particolare “Spore” che dopo un inizio quasi New Wave vira decisa verso territori psichedelici. Ma troviamo anche canzoni più orientate a sonorità pop – sia chiaro, niente a che vedere con certo odiatissimo pop rock – come “Le cose che non trovi” e “Incanto”. Assolutamente meritevoli sono poi le liriche, davvero efficaci e dirette: i testi scritti dai Quarzomadera parlano dei problemi esistenziali e quotidiani di tutti noi, di ciò che ci emoziona, ci preoccupa e ci fa sospirare e, in un’epoca dove spesso le canzoni hanno significati incomprensibili (o non ne hanno affatto), rappresentano davvero una boccata d’ossigeno per chi ascolta.
L’immagine di quella gemma, di quel lucido, cristallino e caldo quarzo madera, ben di adatta a questo album e a queste sonorità.
Alessandro Mattonai