QUEENS OF THE STONE AGE – Songs for the deaf
“Songs for the deaf”, ovvero le canzoni per i sordi. Le canzoni per quei grossi network che continuano a snobbare una delle più importanti rock band del momento.
E’ incredibile quanto siano cresciuti tecnicamente. Le sonorità riportate all’interno di questo nuovo lavoro dei Q.O.T.S.A. sono ricche e ricercate. Poco spazio al vecchio stoner rock dei tempi in cui erano ancora Kyuss. Largo alla sperimentazione psichedelica, quindi, con un occhio di riguardo alla commestibilità sonora che non risulta quindi mai essere troppo inacidita.
E’ stato piacevole assistere al lungo processo evolutivo che ha portato Josh Homme e Nick Oliveri (leader indiscussi dei Kyuss prima e adesso dei Q.O.T.S.A., nonchè creatori del genere stoner), alla quasi totale perfezione armonica di “Songs for the deaf”. L’album risulta piacevole e godibile in quasi tutta la sua ora e oltre di ascolto. Mai contraddittorio e mai ripetitivo con continui ammiccamenti a vecchie sonorità floydiane.
In un momento in cui il music business del rock risulta interamente concentrato sulle nuove e ripetitive leve del nu metal e del rock alternativo, i Q.O.T.S.A. rappresentano sicuramente l’onda d’urto più schiacciante da non poter ignorare. Nessuno suona come loro e nessuno in questo momento è in grado di contrastarli. “Songs for the deaf” come consacrazione definitiva di una cult band. Questo terzo lavoro risulta sicuramente il migliore dell’intera discografia con dei risvolti tecnici e sonori a volte imprevedibili. La presenza di Dave Grohl, in tal senso, è stata sicuramente determinante. Il leader dei Foo Fighters ed ex batterista dei Nirvana, ha tirato fuori il meglio del suo repertorio riconfermando le sue doti dietro le pelli. Tutto l’album appare comunque molto più studiato, meno diretto, ma con un grosso contributo di coretti stile sixties che non guastano mai. Un doveroso plauso in questo caso va al bassista Nick Oliveri che contribuisce a condire con dovizia l’ottimo cantato di Josh Homme e Mark Lanegan (ex Screamin’ Trees e Mad Season).
Più di un’ora di sano e buon rock che comincia con una devastante “You Think I Ain’t Worth a Dollar, But I Feel Like a Millionaire” che ci ricorda da vicino certe lavorazioni svolte con i Mondo Generator. “No One Knows” è diversamente una perla di rara bellezza. Una di quelle canzoni che ad ogni continuo ascolto rivela aspetti diversi e per questo indiscutibilmente magnetica. L’ascolto scorre su sonorità avvolgenti che vengono solamente spezzate dalla rabbiosa e punkeggiante “Six Shooter” a metà dell’album. Il restyling di “Hangin’ Tree” (già pubblicata in versione acustica nel progetto Desert Session) è piacevole ed esalta ancora una volta il contributo di Dave Grohl alla batteria. Ma è sul poker finale di canzoni che si sprigiona l’anima creativa e fortemente psichedelica dei Q.O.T.S.A.. “God Is In The Radio” con il suo procedere sincopato ci conduce per mano verso un assolo centrale che odora di acido, mentre “Another love song” ci riporta al classico rock psichedelico di fine anni sessanta con tanto di coretti eterei e melodie arcane. “Song For The Deaf” ci riconferma la volontà di Josh Homme di traghettare definitivamente la band verso sperimentazioni sonore intrise di floydiani ricordi. Ma è con la hidden track “Mosquito Song” che tutto questo viene alla mente. E il paragone con la migliore rock band inglese mai esistita sulla faccia della Terra è inevitabile! Una cavalcata musicale che ci porta in mente il capolavoro del 1970 “Atom Heart To Mother”. Un ulteriore conferma di quanto le droghe a volte possano condurre l’uomo a creazioni artistiche di sublime bellezza.
Insomma, il disco è vivamente consigliato. Anche il prezzo della versione DVD risulta assai contenuto e non contribuire al successo di questa band risulterebbe criminale per il buon bene dell’intero genere rock.
Peppe Perkele