QUEST FOR FIRE – Quest for Fire

Chi l’ha detto che il grunge è morto e sepolto? I Quest for Fire ci dicono il contrario. Il gruppo, di recente formazione, proviene da un’esperienza garage. Due di loro (Chad Ross e Andrew Moszinsky) hanno fatto parte dei misconosciuti Deadly Snakes ma ora le cose paiono essere cambiate.Si parlava di grunge poc’anzi. Ed in effetti il quartetto di Toronto ci fa riassaporare quelle febbrili ed eccitanti sonorità che tanto andavano di moda alla fine degli anni ottanta. Ma c’è di più. I nostri non si limitano a prendere come riferimento solo quei suoni bensì aggiungono delle cavalcate stoner associate ad una psichedelia drogata degna dei migliori Spacemen 3. Il risultato è uno splendido debutto che consta di soli sei brani ma alcuni di notevole durata.
Partenza a razzo con “Bison Eyes”: la prima band che viene in mente sono i Mudhoney ma come se alla voce ci fosse Robert Hampson dei Loop! Si prosegue con la bellissima ballata desertica “Strange Waves”. Qui si sente la presenza neanche troppo lontana dei (migliori) Dead Meadow. Ed arriviamo al brano migliore dell’album, “The Hawk That Hunts the Walking”. Sembra quasi che i Kyuss e i Soundgarden si siano accordati per eseguire questo pezzo. Lo stoner dei primi con i ritmi rallentati dei secondi. Semplicemente fantastico! “I’ve Been Trying to Leave” è un altro brano con infiltrazioni shoegazer/grunge mentre “You Are Always Loved” ci mostra con grande attualità quello che veniva fatto molto bene dai Mary My Hope (alzi la mano chi se li ricorda) una ventina di anni fa. Sette minuti e venti secondi di pura delizia. Finale al fulmicotone con la micidiale “Next to the Fire” che ricorda vagamente gli amati Hypnotics, ma condito da una voce sempre sottilmente straniante.
Applausi convinti alla Tee Pee (indiscutibile etichetta dell’anno) che ha avuto il fiuto di pubblicare questo lavoro sperando che serva al gruppo per farsi maggiormente conoscere. Anche perché è difficile trovare in circolazione un disco migliore nel suo genere. Senza alcuna ombra di dubbio.

Cristiano Roversi