RAILSPLITTER – 860 some odd Lbs.
I Railsplitter rappresentano alla perfezione l’immaginario legato ad una gang di biker ubriaconi ed assatanati: scarse notizie sul loro conto, un promo d’esordio composto da sei pezzi e tanto ma tanto frastuono lancinante partorito dalla mente di questi quattro deviati. Si sa che vengono da Orlando, Florida, che hanno fatto parte di altre band (il singer Scott e il chitarrista Mike nei Dragbody, il drummer Dan nei Bloodshovel e il bassista Phil negli Almighty) e che dall’ascolto della loro musica si esce molto frastornati… Il loro sludge doom contaminato con l’hardcore non sarà il massimo dell’originalità, anzi, a volte è molto derivativo, ma è composto e suonato con tanta di quella cattiveria, convinzione e brutalità da far sanguinare le orecchie.
Eyehategod, Bongzilla e Cable sono i punti di riferimento, dunque riff drogati ed asfissianti ripetuti fino alla nausea, ritmiche modello rullo compressore e vocalizzi che sembrano provenire da un buco nero putrido e malsano. A volte però, a dimostrazione di una felice vena creativa, dall’oscurità senza speranza escono fuori sottili melodie che rendono le composizioni più brillanti e fruibili rispetto ai canoni dello sludge: esempi lampanti ne sono l’iniziale “Long time comin’”, l’esagitata “Stabbem in the neck” e la devastante “Give ‘em hell”.
Le restanti tracce invece ci sputano addosso violenza e delirio in un alternarsi di rasoiate (“Rafters to the vice”) e pugni ai fianchi, assestati ora a colpi di groove soffocante (“King of the maggots”), ora con una lentezza che fa rabbrividire (“Lights out”).
Rombo assordante del motore, giubbotto di pelle, dito medio alzato e via, i Railsplitter faranno la gioia di tutti i bikers e (ovviamente…) degli amanti dello sludge.
Consigliati per dare sfogo alla parte insana del vostro ego.
Alessandro Zoppo