RAISING SAND – Riding the blinds

Appena “Riding the blinds” entra nel lettore, si è immediatamente portati a pensare che i Raising Sand siano un gruppo americano. E invece, sorpresa delle sorprese, si tratta di quattro ragazzi inglesi, con una passione evidente (non nascosta) per il rock classico a stelle e strisce. Ma c’è subito da aggiungere che aggirare la tradizione hard britannica non è certo una scelta sbagliata, anzi. La band sa ciò che vuole e questo ep di quattro pezzi lo dimostra in pieno. È raro trovare tanta completezza e tanta bravura (in composizione ed esecuzione) in un debutto.Perché i Raising Sand sanno come muoversi nei territori caldi e passionali dell’hard rock. Sanno come variare la propria proposta, come aggredire e come ammaliare. Come costruire riff possenti e amabili melodie, cavalcate psichedeliche e soavi ballate. Doti non da poco insomma, considerando che si tratta di esordienti. Basta ascoltare l’iniziale “Unexpected legacy” per farsene un’idea. Esplode un southern hard soul come di recente solo i Black Crowes sono stati in grado di eseguire: fisico, pastoso, carico di feeling, totalmente devoto al sound magico di Rolling Stones, Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd. E l’assalto continua quando si passa a “Dogtown blues”, bollente heavy blues che non ne ha per nessuno, con tanto di armonica, vocals sentite (bravissimo il singer Vinny Foreman), ritmiche che marciano senza sosta e chitarre dall’incredibile groove.
Quando è il turno di “Fake” le atmosfere cambiano ancora. Passiamo infatti ad un hard rock’n’roll che rimanda all’universo colorato e selvaggio degli Hellacopters. Molto riuscita anche questa prova, dimostrazione che le capacità di scrittura dei Raising Sand sanno variare registro anche all’interno di un unico grande genere. Che per finire si concede con “Witness to the storm” una splendida ballata dai toni southern, ricca di pathos e dall’incandescente finale heavy soul.
Siamo al primo passo e le premesse sono più che lusinghiere. Ci auguriamo solo che al traguardo del full lenght tanta grazia non vada perduta.

Alessandro Zoppo