REQUIEM – The Story 1985 – ’92
L’etichetta ligure Black Widow, in collaborazione con la concittadina Blood Rock, ha intrapreso un’operazione di ricerca e restauro di un tassello dell’immenso mosaico che è la scena pesante italiana dalla fine dei 60 ad oggi. Se negli anni 70 dominavano, orgogliosamente ed a testa alta, le formazioni progressive, alla fine del decennio e per i due/tre lustri successivi il panorama tricolore si arricchì di artisti che si divisero soprattutto tra l’hardcore, la new wave ed il metal/doom. Come sempre si trattò di figli e figliastri della tradizione continentale ed americana, ma nessuno rimarrebbe scandalizzato nel dire che nei nostri confini nazionali le esperienze condivise in Europa vennero marchiate da uno stile italiano.I Requiem appartengono al filone metal, anzi “metal mentis” come lo definì il fondatore, Mario “The Black” Di Donato. Questo metal mentis, a parte la somiglianza con l’etichetta del post – me(n)tal che domina gli ultimi anni, è in sostanza un protometal figlio dell’hardcore e vicino a quelle produzioni particolarmente ‘raw’ che caratterizzarono i primissimi Iron Maiden (quelli eccezionali con Paul DiAnno dietro il microfono), la NWOBHM dark e luciferina dei grandissimi Mercyful Fate di “Melissa” e la velocità dei Venom. Il tutto condito da una pesantissima mano doom e dark, in cui la disperazione e la perdizione di fronte all’incommensurabile eternità della morte viene mitigata da una logica cristiana che spera nella salvezza dell’anima. E questo si nota dalla scelta dei titoli e delle ambientazioni, con scelte a cavallo tra latino medievale (“A periculo mortis”, “Post Mortem Vale”, “Dies Irae”, “Ora Pro Tenebris”) ed inglese (“Soldiers of Death”, “Angels Night”, “Destruction of the Dark”, “Heart of Storm”).
Il lavoro è un doppio album, che contiene la maggior parte della produzione della band pescarese: nel primo disco troviamo gli ep “Nunc et Semper”, “Per Aspera” ed “Ex Voto” più la raccolta “Requiem 1985-’88”. Tra il primo disco ed il secondo si vede il passaggio di testimone tra i due cantanti che si sono avvicendati nella storia dei Requiem, con due stili vocali completamente differenti. Gli inizi con Ken “The Witch” Thunder (al secolo Massimo Dezio) sono caratterizzati da uno stile a cavallo tra una NWOBHM oscura e gracchiante, vicina a mostri sacri come Rob Halford o lo stregone danese King Diamond. Nel 1989 Ken Thunder lascia i Reqiuem per lotte intestine con il leader e mastermind “The Black” Di Donato, che lo sostituisce con il doomster puro e duro Eugenio Metus Mecci, dallo stile epico e decadente. Arriva così il momento di “Via Crucis”, bissato da un album dal vivo. Entrambi sono presenti nel secondo cd, tuttavia se “Via Crucis” è un lavoro dalla produzione molto più curata e dalle atmosfere più rallentate e pesanti, il live fu registrato con una qualità da bootleg e si risolse in un lavoro che ammazzò le potenzialità e contribuì alla chiusura del progetto Requiem.
Di Donato cominciò a dedicarsi con maggiore frequenza al suo progetto The Black, fino a farsi assorbire completamente e perdere interesse nei Reqiuem. Oggi rimane questo cofanetto, dall’artwork bronzeo-dorato e dalle linee medievali nelle incisioni e nelle immagini, con un booklet contenente una short bio e foto d’annata. L’acquisto è consigliato agli amanti delle sonorità dell’epoca ed agli appassionati cultori del primo doom e metal degli inizi degli anni 80. Meno adatto a chi apprezza atmosfere più eleganti ed arrangiamenti costruiti e che non digerisce lo strato sporco ed abrasivo, carico di feedback e ‘raw’ tipico delle prime formazioni di trent’anni fa. In ogni caso complimenti alle etichette per la pazienza e la cura dedicata a questo lavoro.
Gabriele “Sgabrioz” Mureddu