Rotor – 2
Davvero un gran gruppo i Rotor. Tuttavia classificarli come semplice stoner rock band sarebbe un grosso errore. Certo, nel sound strumentale dei tre (Tim alla chitarra, Milan alla batteria, Marco al basso) sono evidenti i richiami ai numi tutelari del genere come Kyuss, Fatso Jetson e Karma To Burn, ma la ricchezza compositiva che già caratterizzava il loro esordio e che qui ritroviamo ancora più accentuata non è affatto da sottovalutare, anzi.
Lo spettro sonoro che il trio tedesco affronta in “2” è talmente vasto da non porre limiti di stile a tale caleidoscopio. Rispetto al debutto ciò che si nota subito è la novità di due brani cantati. Si tratta dello stoner roccioso dell’iniziale “On the Run” e della psichedelia heavy dai sapori esotici di “Erdlicht”, con testi in persiano (!). A prestare la propria voce a queste tracce l’ottimo singer Behrang Atavi. Spezie orientali insomma, che arricchiscono il piatto offerto dai Rotor anche altrove, nelle splendide divagazioni della magica “Kraftfeld”.
Ma non ci sono soltanto sguardi rivolti ad est. In “2” resta forte l’heavy psych, il groove assassino che poggia su costruzione ardite, decisamente jazzate e progressive, nel senso più ampio del termine (“Auf fer lauer”, “Hellway” e la sua intro acustica “Zeitstau”). Permane la chiara vera psichedelica, quella vibrazione lisergica che rende “Supernovo” e “Ruhig Blut” dei veri e propri trip da assaporare ad occhi chiusi, in un mondo onirico e surreale come quello raffigurato nella copertina del disco.
Volano alto i Rotor, salire sul loro tappeto alato è un’esperienza da assaporare assolutamente.
Alessandro Zoppo