S.I.M.B. – Monday Superblues
«Satan is my bitch…». Bastano pochi secondi dell’iniziale “Intro (The Cave)” per avere conferma che la scelta dell’acronimo S.I.M.B. come nome della band non poteva essere più azzeccata: “Monday Superblues”, debut album edito da Ozium Records, è un’autentica cloaca luciferina, sporca, intrisa di fango e maleodorante in cui il quartetto proveniente da Amsterdam propone un stoner sludge al fulmicotone, granitico, tirato e putrido, miscelato a sonorità di chiara matrice metal in stile Type O Negative e Life of Agony.Il disco, prodotto da Joy Z (ex Life of Agony, manco a dirlo) si compone di sette brani più la bonus track finale, tutte di breve durata (tre/quattro minuti circa) ed intensisime, contraddistinte da riff rocciosi e consistenti, una sezione ritmica precisa e potente ed un cantato marcio e alcolico, per uno stoner sludge putrido e sudato che coinvolge e… convince: sì, convincente perchè, pur non inventando niente di nuovo, i S.I.M.B. sfornano un album godibilissimo, breve e senza fronzoli, vissuto e sudato, di quelli che non possono non piacere agli stoners, con suoni e strutture che talora richiamano l’alternative/gothic metal di Peter Steele ed altri e che, sapientemente amalgamate, vanno ad arricchire un prodotto altrimenti troppo piatto e monotono.
Degli otto brani meritano menzione particolare la già citata iniziale “Intro (The Cave)”, “Demon Lover” – introdotta dalla sexy e provocante voce femminile «Oh yeah, feels good… real good» –, “Mind of God”, il brano migliore e più originale ove aleggia l’ombra scura di Steele, “If You Just Try”, autenticata cavalcata in puro stile Type O Negative, e la canzone che dà il nome al gruppo, “Satan Is My Bitch”, autentico marchio di fabbrica e dichiarazione d’intenti, sorta di mix tra hardcore, stoner e gothic metal. E con i cui versi non resta che chiudere la recensione: «Step aside you’re in my way… This will be your last mistake… You will end up in a ditch, ‘cause Satan is my fucking bitch».
Alessandro Mattonai