SALICE CRIED – The Big Stoner Machine

Attivi già da un decennio e con una lunga militanza fatta di lavori autoprodotti e di incessante attività live, il nome dei Salice Cried non è certo nuovo ai frequentatori del sottobosco italiano. Il trio campano rilascia dunque “The Big Stoner Machine”, un ruvido concentrato di rock pesante influenzato dai suoni abrasivi degli anni 90, dai quali, oltre al classico stoner, emergono influenze di Helmet, Melvins e il grunge più urticante. Un approccio genuino e senza fronzoli, che risalta nell’ipnotica apertura di “Kebarab”, song capace di alternare partiture orientaleggianti con riff taglienti e trascinanti. Successivamente “Freedom”, “Black Limbo” e “Drunk Horse” riescono nell’intento di scuotere e incitare grazie al loro approccio quasi hardcore. Nella seconda parte emerge gradualmente lo spettro dei Sabbath, estratto quasi da una soluzione muriatica altamente pericolosa: troviamo infatti due mazzate come “Godsun” e “No”, che i Salice Cried dimostrano di arricchire con interessanti chiaroscuri. Da menzionare anche la movimentata “Rec02” coi suoi mortiferi cambi di tempo.
Un disco per teste acide, ma non solo.

Roberto Mattei