SAMAVAYO – Death.March.Melodies!

La Germania aggiunge l’ennesimo tassello al proprio mosaico stoner con il debutto ufficiale dei Samavayo, band di Berlino in giro dal 2000 e già con un paio di uscite alle spalle (il 10″ “131” e l’EP “Songs from the drop-outs”). “Death.March.Melodies!” conferma la verve di Marco (chitarra, voce), Behrang (voce, chitarra), Stephan (batteria) e Andreas (basso, voce), autori di un lavoro tosto e ben realizzato, incentrato su un sound caldo e pastoso, ottimamente scritto e suonato. Certo, i margini di miglioramento ci sono tutti (soprattutto se si pensa al songwriting, che potrebbe essere senza dubbio più personale), ma l’esordio dei Samavayo è un album fresco e coinvolgente che si lascia ascoltare con molto piacere.Lo spettro dei Kyuss aleggia prepotente in diversi episodi, soprattutto in “Love sick” e “Let ‘m ‘c”, che si segnalano comunque per essere brani granitici e dal gran tiro. Mentre “Fucking light” è una pausa acustica in pieno stile “Space cadet”. “Nut so” e “Uneva” sono perfetti razzi targati Unida, heavy rock robusto e grasso, esaltato dalla voce di Behrang, degno emulo di Nostro Signore John Garcia. Ma non c’è solo questo in “Death.March.Melodies!”. Ci sono anche pezzi forti, canzoni nelle quali il classico stoner rock si mischia ad un sorprendente impeto rock’n’roll, lasciando trasparire influenze provenienti dal più classico hard psych di matrice ’70s. Su tutti svetta “Red end”, potenziale hit da classifica se solo fosse supportata da un video ben girato e da un adeguato battage pubblicitario. Ci sono il groove asfissiante dell’iniziale “Heavy song” (un nome un programma) e le melodie coinvolgenti di “Monster”, composizione in cui la scrittura dei Samavayo fa eccezionali passi in avanti.
Insomma, in questo disco c’è molta carne al fuoco. A volte la macchina sbanda e perde di vista un aspetto importante (leggi personalità), ma quando le cose girano questi quattro ragazzi tedeschi dimostrano di saperci fare. Attendiamo il prossimo lavoro sperando di essere di nuovo travolti e finalmente sorpresi.

Alessandro Zoppo