SANCTA SANCTORUM – The Shining Darkness

Sancta Sanctorum non sono altro che la naturale evoluzione del progetto Witchfield. Vi partecipano infatti personaggi storici del calibro di Thomas ‘Hand’ Chaste, Danny Hughes e, udite udite, Steve Sylvester per quello che potrebbe essere una nuova reincarnazione dei mitici Death SS. Non si deve però pensare ad una semplice riproposizione del suddetto gruppo. Qui si spazia tra doom, hard, progressive ed anche un tocco di elegante psichedelia fine anni Sessanta inizio Settanta, il tutto ovviamente filtrato attraverso una spiccata personalità.I punti di riferimenti sono i soliti ed immancabili Black Sabbath ma anche Hawkwind, Blue Cheer, Black Widow e soprattutto High Tide. Le macabre danze si aprono con lo psycho doom “The End Is Near” per poi proseguire con la spettacolare “Black Sun” dove sembra realmente di essere tornati ai fasti dei primissimi Sabbath. È la volta poi della bellissima “Nothing Left at All” con le spettrali tastiere che si alternano alle chitarre magnificamente. Non male come trittico iniziale.
Steve canta come un sacerdote indemoniato prossimo al delirio, in particolare nell’horror doom “Master of Destruction”. La parte più progressiva dell’album esce in brani come “Desperate Ways”, “Bread of Tears” e “No Expectations”, grandi esempi di come si possa rileggere abilmente il passato tenendo d’occhio il presente. La chiusura viene affidata alla solenne “When You Die”, ennesimo connubio tra musica heavy e psichedelia di stampo prog, veramente un degno finale.
A proposito, gli ospiti non sono finiti. Vale la pena menzionare, Mario ‘The Black’ Di Donato (chitarra nella sublime e già citata “Black Sun” e in “When Hopes Are All Gone”), BJ dei romani Doomraiser (basso in “Desperate Ways”) ed inoltre Ilario Supressa e Paolo Montebelli. Citazione d’obbligo anche per lo stupendo artwork (ad opera di Steve) che richiama l’immaginario degli anni Sessanta/Settanta. Un disco quindi assolutamente impedibile per tutti coloro attratti da queste sonorità. Purtroppo di questi album ne escono sempre troppo pochi. Conviene approfittarne.

Cristiano Roversi