SERPENT VENOM – Carnal Altar

Un accordo d’organo si dipana come misteriosa caligine dallo stereo. La batteria fa la sua entrata, il passo lento e pesante. Nel buio pulsa un orrore sconosciuto, pochi istanti di tensione e dall’oscurità stessa fuoriescono possenti chitarra e basso, colpendo al volto in un turbinio di polvere. Non c’è più nulla da fare, ormai è troppo tardi: il sacrificio all’Altare Carnale è cominciato. L’album si apre così, trascinando l’ascoltatore in una cripta d’incubo, ove regnano il doom e l’occulto.Blue Cheer, Black Sabbath, Saint Vitus, High Tide, H.P. Lovecraft, Mario Bava: questi alcuni dei nomi citati nella thanks list di “Carnal Altar” e che parlano chiaro sui territori in cui si muovono gli inglesi Serpent Venom. Sette i brani in cui si articola il disco, sette salmi esoterici, sette allucinazioni in cui lo spirito dei Black Sabbath incontra le lugubri atmosfere gotiche delle produzioni cinematografiche Hammer. Il riffing ossessivo è partorito dalla mente del chitarrista Pete Fox (ex Olde Crone), spalleggiato dalla massiccia sezione ritmica formata da Paul Sutherland (Blood Island Riders) alla batteria e Nick Davies al basso. Sul compatto sostrato strumentale si leva la voce di Gaz Ricketts (ex Sloth), nel cui cantato ipnotico risiede senza dubbio uno dei punti di forza del quartetto. Dall’apertura affidata alla title track sino all’epilogo “The Outsider”, passando per le ottime “Blood of Serpents” e “Conjuration”, ogni singolo brano contiene in sé tutti gli elementi che contraddistinguono il sound della band: l’incedere rallentato, i riff acidi ed il litaniare di Ricketts inscrivono una spirale di visioni terrificanti nel cervello succube del senziente, il cui respiro è preservato da ben dosate variazioni ritmiche.
Senza ricorrere a uno spettro sonoro eccessivamente ampio, “Carnal Altar” si presenta come un lavoro maturo e consistente, tanto da poter essere annoverato tra le migliori uscite in quest’ambito degli ultimi anni, e fa dei Serpent Venom uno dei gruppi più valevoli della rinverdita scena classic doom britannica, al fianco di Wounded Kings e Witchsorrow. Assicurandoli al proprio roster, la tedesca The Church Within Records (Lord Vicar, Orchid, Sigiriya…) dà ulteriore prova di essere un’etichetta di assoluta rilevanza nel panorama underground europeo e non solo. Inchinatevi all’altare…

Davide Trovò