SERPENTINA SATELLITE – Nothing To Say
Altra band col botto dal Sudamerica (dopo i campioni Los Natas e i più recenti Ira de Dios): è l’ora dei Serpentina Satellite, peruviani, formati nel 2003 e giustamente elogiati dalle cronache psych del globo. Nel 2004 c’era stato l’EP “Long Play” e pochi mesi fa è uscito “Nothing To Say”, ennesima impressionante odissea Space che catapulta il combo di Lima tra i primissimi posti del gotha cosmico, ed è una delle attuali label-bibbia della psichedelia, la tedesca Trip In Time, che ne cura l’edizione e la distribuzione. La loro è una fantastica rilettura delle epopee psych degli anni ’60 e del posteriore ritorno di fiamma sotterraneo nei nineties, in una sorta di eterna autocombustione che sfida il ciclo di Carnot, posizionandosi il più lontano possibile da trend e sensazionalismi tanto da risultare praticamente assente sulle riviste specializzate.Sideralismo e pulsioni paniche sono assolutamente indistinguibili e innalzano il genere trattato dal gruppo ai livelli che gli compete, e questo debutto sulla lunga distanza è da considerare tra gli album migliori del novello space rock. Da aggiungere che la registrazione è effettuata con scrupolo al Perplex Tonstudio di Walldorf (Guru Guru, Embryo, Kraan), quindi potete facilmente immaginare la qualità del sound sprigionato, ovvero una coagulazione delle diverse Ere Lisergiche resa da un lavoro di editing analogico superbo e splendidamente atemporale.
Gli atavismi di “Nueva Ola” propagano le onde nell’universo prodotte dalla sorgente di una voce femminile, e il tribale lavoro di percussioni accompagna una sospensione mista di 35007 e suono dei tardi sixities, riempiendo il volume sensoriale di una costante ed eterea tensione.
In “Nothing To Say” il pesante riff stoogesiano d’apertura si dilata in una cavalcata Hawkwind/Spaceman 3 dai perforanti acidismi, inoculati all’equipaggio della navicella fino allo smarrimento della rotta.
“The Last drops” – vorticosa e solenne – risente di Vibravoid, Simon House e Guru Guru, e dissolve perpetuamente gli arabeschi creati dal grosso lavoro congiunto dei riff e della solista, mentre l’estremo garagismo dronico di “Madripor” riporta ai primissimi Monster Magnet, Acid Mothers Temple e Ash Ra.
Lo spettacolo definitivo però i Serpentina Satellite lo riservano negli oltre 23 minuti di “Kommune 1”, nella quale la scultura space rock si arricchisce di multivariazioni psych ad effetto: andature sostenute e senza tregua che solcano un grosso arco stellare delimitato da Litmus e Farflung, passando per Barrett, Embryo e durissimo kraut-sound, in un susseguirsi di dilanianti anti-climax e enjambement musicali, tra polvere shoegaze e materia lisergica dall’alto peso specifico.
Roberto Mattei