SGT. SUNSHINE – Black Hole
The power of the black hole. Un buco nero che spaventa, affascina e inghiottisce. È la musica di Eduardo Fernandez-Rodrigues ed i suoi Sgt. Sunshine, collettivo dalla storia a dir poco affascinante. Eduardo è infatti nato a Cuba (suo padre è stato il costruttore della radio che Ernesto Guevara utilizzò durante gli anni della rivoluzione), nel 1994 si è trasferito a Stoccolma, ha intrapreso l’avventura artistica con i Rooster e nel 1999 ha fondato l’attuale band. Inizi soliti con concerti e demo, culminati nella pubblicazione del primo disco omonimo, anno 2003 su Abstract Sounds. Giunge ora il momento di ‘Black Hole’, album atteso in modo spasmodico da chi stravedeva per l’esordio dei tre. Debutto che in realtà ci aveva lasciati abbastanza perplessi, perché si trattava di un lavoro sì interessante ma piuttosto nebuloso e incompiuto.Sensazione che si ha anche ai primi ascolti di questo nuovo cd. Mai lasciarsi prendere dalle prime impressioni, è sempre sbagliato. I dieci pezzi che compongono ‘Black Hole’ ci donano infatti un gruppo motivato e preparato, che ‘gioca’ con generi e archetipi del rock duro. Heavy psych, stoner, fuzz, alt rock. Una scrittura che sorprende per agilità e sveltezza, capace com’è di passare dalle trame sghembe, progressive di “Music Sweet Master” e “Tell me” alla psichedelia dilatata e dal mood latino di “Sun Tree”, “Monte Azul” e “Mar Borrascosa”. Attraversando la jam tosta e spaziale (“Overload”), strambe bordate acide (“Old Man”, “Hidden Propaganda”) e delicati, incredibili passaggi acustici (meravigliosa “Go out fishing”).
Eduardo (chitarre, voce) è coadiuvato per l’occasione da Robin Rubio (batteria) e Michael Mino (basso): tre musicisti eccezionali, che si ritrovano alla perfezione e dimostrano quanto feeling ci sia tra loro, nella libertà di suonare ciò che viene dal profondo del proprio cuore.
Alessandro Zoppo