SHOVELHEAD – Red sky horizon
“Red sky horizon”, secondo full length edito dagli Shovelhead, è il classico disco capace di soddisfare i gusti dei palati più differenti: ciò che infatti troviamo nel nuovo album del trio proveniente dal New Jersey è un misto di generi e stili che spaziano dall’hard rock anni ’70 al sound di Seattle, passando per la psichedelia e l’indie rock.
Quanto fatto sentire da Sha Zaidi (basso), Mike Scott (batteria) e Jim LaPointe (chitarra e voce) è altamente convincente, in questo dischetto convivono sonorità tra loro distanti e al tempo stesso complementari. Si passa agilmente dall’hard rock in stile Screaming Trees (quelli del periodo “Uncle anesthesia”/”Sweet oblivion”) di “Crop duster”, “Moon shine blind” e della title track a jam acide caratterizzate da riff quasi stoner e svisate blues (basta prendere come esempi “Uncle Jesse” e la conclusiva, romantica “Amazing grace”). In quest’ultimo caso è come se il passato rappresentato da Cream e Allman Brothers Band incrociasse il cammino intrapreso oggi da Chris Goss con i suoi Masters Of Reality…un trip altamente visionario, ne converrete!
Altrove invece troviamo episodi più particolari e variegati, segno della enorme abilità compositiva del gruppo e della positiva vena che anima tutto il disco: “Bottom” ad esempio ha un inizio letteralmente rubato ai Motorhead (è identico a “Ace of spades”!) ma poi si scioglie in un fiume lisergico dove è l’improvvisazione a regnare sovrana; “The weight” è pura psichedelia dilatata, perfetta colonna sonora per una lunga scorribanda onirica; “Bastard” si abbevera alla fonte rumorosa e garage dei Mudhoney.
Insomma, in “Red sky horizon” ce n’è per tutti i gusti: gli Shovelhead si rivelano una band capace e volenterosa, ormai pronta al grande balzo. Cosa aspettate a dar loro una chance?
Alessandro Zoppo