SIDEBURN – The Newborn Sun
Non avevamo notizia dei Sideburn dal 2002, anno di uscita di “Trying to burn the sun”, salvo poi apprendere dal loro sito che alcuni pezzi di questo album erano già stati incisi su demo nel 2003, che lo stesso demo era in vendita ai loro concerti, che nello stesso anno hanno cambiato batterista.Insomma la gestazione di “The Newborn Sun” è stata molto lunga e accompagnata dalla ricerca di una nuova etichetta dopo i servigi della italiana Beard Of Stars.
Ma come suonano oggi i Sideburn rispetto all’esordio? Ovviamente molto più maturi, il mix di Black Sabbath e Kyuss con voce tra Danzig e Cult è molto meno accentuato a favore di un rock di stampo seventies con influenze di ampio respiro, dai Led Zeppelin agli Uriah Heep, da certa scuola Spiritual Beggars e Grand Magus a brevi incursioni “prog”.
Anche stavolta niente di innovativo, è vero che il ventaglio si è allargato molto e non ci sono pezzi davvero brutti ma manca ancora quel songwriting di spessore che possa sostituire degnamente la mancanza di originalità.
Gli svedesi sono sinceri, danno l’impressione di volercela mettere tutta e sparano cartucce di diverso tipo.Pezzi come “I am a king”, dove aleggia lo spirito degli Spiritual Beggars su riff duri e puri accompagnati da un ottimo hammond e da una batteria dinamica in grande spolvero, o “Farmer Joe” altrettanto massiccia ma più ispirata ai primi Grand Magus, mostrano il lato muscolare dei Sideburn, complice una produzione che esalta benissimo il muro di chitarre.
Il trittico “When The Day Dies”-“A Piece Of Shade”-“Another Day In The Blue” invece si muove in delicato equilibrio tra le rock-ballad dei Led Zeppelin e melodie vocali perfettamente bilanciate tra il vigoroso e il dolce. E a proposito della prestazione vocale di Jani Kataja, la sua voce è molto più ispirata nei momenti puramente melodici dove il cantante svedese ha la possibilità di aprire tutto il suo talento piuttosto che in quelli grintosi.
La band fa sempre gioco di squadra ma più volte nei momenti non puramente strumentali si ha l’impressione che è la voce a tirare il carretto.
Band che bisogna ripeterlo è tecnicamente molto preparata, in grado di tirar fuori dei numeri di grande qualità strumentale, come nella coda prog di “The Sun Will Love You”.
Doveroso anche citare un pezzo come “Top Of The World”, orientata invece su territori flower-power cari agli On Trial, per far capire quanto ampio sia il bacino presente e passato da cui attingono i Sideburn in “The Newborn Sun”, un buon album che però ancora paga troppo pegno ai modelli di riferimento e che non vive di luce propria.
Francesco Imperato