Siena Root – IV

I Siena Root sono un quartetto proveniente dalla Svezia, da Stoccolma per la precisione. Il loro “IV” potrà essere una vera sorpresa per tutti coloro che amano le calde sonorità degli anni ’70: si tratta infatti di una torrida miscela di hard rock e psichedelia, con qualche tocco progressive indirizzato nella migliore tradizione della scuola di Canterbury.

Giusto per fare qualche nome, potremmo dire Deep Purple, Uriah Heep o Vanilla Fudge, ma è solo una indicazione parziale perché il sound della band è sempre fresco e molto personale. Tutto si basa su un uso caldo e pastoso dell’organo hammond (dietro cui siede Oskar, anche egregio cantante) che si sposa alla perfezione con le chitarre a volte rocciose a volte sognanti di KG Westman.

Completano la line up Love alla batteria e Sam Riffer al basso, sezione ritmica lucida ed impeccabile. Ed è proprio su questo vivace amalgama che si basa la bravura dei quattro, abili a passare dalle atmosfere oniriche dell’iniziale “Trippin’” (titolo abbastanza eloquente) a quelle più blues di “Above the Trees”, con la voce di Oskar che ricorda la vena soul del miglior David Coverdale. “I Don’t Care” è invece un episodio di heavy psych rock dove organo e wah-wah si fondono per creare un’eruzione di suoni davvero coinvolgente.

“Roots” ritorna alle sonorità delicate assaporate in apertura e per la sua versatilità espressiva (un saliscendi di deliziose emozioni tra psichedelia, blues e progressive) si posizione senza dubbio tra le migliori cose fatte sentire nel disco. La successiva “Jungle Funk Station” è una fuga strumentale in tipico stile anni ’70 che prelude alla conclusione affidata a “Into the Woods”: otto minuti di grande magia durante i quali si alternano psych rock, prog e folk in maniera altamente suggestiva.

Una ponte ideale tra passato e presente quello costruito dai Siena Root, per oltrepassarlo non occorre far altro che chiudere gli occhi e perdersi nel loro mondo fatato: sarà un viaggio davvero entusiasmante.

Alessandro Zoppo