SIMIO – Chaos vs. order
Messico, luogo mistico, terra di confine, ambientazione ideale per la fuga, dal caos della metropoli come dal disordine della mente…
Messico, laboratorio ideale per una musica che valica i limiti, fisici quanto psichici, ostacoli imposti dal rigore della società moderna…
Pensieri del genere e quant’altro di alterato e visionario vi viene per la testa potrebbero essere il senso di questo “Chaos vs. order”: “potrebbero” perché l’opera dei Simio non ha mai fine, il trio messicano (composto da Alejandro Hernàndez alla chitarra, Fernando Benìtez alla batteria e Victor Jerèz al basso) getta in musica le suggestioni e la dilatazione dei paesaggi messicani partorendo un lavoro totalmente improvvisato, una lunga matassa psichedelica strumentale e senza nome, solo cinque tempi che scandiscono il dipanarsi delle vibrazioni sonore.
Un trip che si richiama all’acid rock degli anni ’60, alla psichedelia dei primi Pink Floyd, alle saturazioni heavy dei ’70 e alla riscoperta tutta britannica del suono psicotropo intrapresa da gente come Bevis Frond e Outskirts Of Infinity nelle Acid Jams. E proprio di una lunga, interminabile jam si tratta, un viaggio allucinato tra ritmiche tribali, percussioni ossessive, fughe di basso e chitarra, echi che si rincorrono e svisate stonate nel migliore stile psichedelico. Viene in mente una dimensione arcaica, quasi preistorica (non a caso all’interno del cd è presente un’immagine tratta dalla parte iniziale di “2001: Odissea nello spazio”…), un’esplorazione della natura umana nella sua condizione più istintiva, non ancora socializzata, dove la lotta per la sopravvivenza rivive sotto forma di feedback soffocanti e distorsioni di chitarra da far girare la testa…
Insomma, una riscoperta dell’essenza umana in una dimensione desertica e assolata che tutti dovrebbero compiere. Magari sotto l’effetto del peyote sacro degli indiani Huichol…
Alessandro Zoppo