SLOWTORCH – Adding Fuel To Fire
Interessante primo full-lenght da parte dei bolzanini Slowtorch, band in circolazione dal 2005 sotto il nome di Godmachine. La proposta dell’affiatatissimo quartetto è uno stoner rock imbastardito e sudato all’inversosimile, metallizzato a dovere e che nel giro di venti minuti scarsi condensa tutto quanto ha da proporci, sparandocelo dritto sui denti senza troppi complimenti.Se nella bellissima “Rocket To Nebula” abbiamo a che fare con dello stoner senza compromessi, è nelle restanti tracce che la band sa districarsi in un continuo gioco di disintegrazione e ricomposizione delle proprie influenze, che vanno dai Kyuss ai Black Sabbath, dai Motorhead agli Entombed, il tutto unito a quella componente thrash metal che altro non fa che “gettare benzina sul fuoco” (come da titolo, of course). Micidiale il tiro di “Another One Down”, dove alcune soluzioni chitarristiche possono ricordare addirittura i Pantera. “Roadkill” è pura follia adrenalinica imbevuta di metal e southern rock, davvero devastante. In “Sixwheeler” sembra di ascoltare gli Orange Goblin flirtare con i Goatsnake, e il risultato è da lasciare letteralmente senza fiato. Aspra e dalle ritmiche squadrate “Juggernaut” che procede speditamente ma senza dimenticare di ammiccare furtivamente ai Black Sabbath di Vol. 4.
Come avrete certamente notato non è affatto facile stabilire a quali correnti in particolare i nostri si rifacciano, vista la notevole eterogeneità di influenze che i Slowtorch sanno mescolare a dovere. C’è comunque da dire che nel complesso l’album risulta davvero piacevole a livello compositivo e frizzante all’ascolto; forse alcune piccole sbavature ne inficiano il giudizio complessivo, che comunque rimane indubbiamente positivo.
Daniele “Born Too Late”