SOURVEIN – Will to mangle
“All hail marijuana, cheap beer and Saint Vitus!”. Con questo tipo di ringraziamenti i Sourvein mettono fin da subito le carte in tavola: il loro “Will to mangle” (secondo disco dopo l’esordio omonimo uscito su Game Two Records) contiene doom, doom e ancora doom, ma non nella forma classica in stile Candlemass, bensì in versione sludge contaminata da rigurgiti hardcore ed infiltrazioni rumorose e stordenti.
Electric Wizard, Eyehategod e Bongzilla posso essere i punti di riferimento, ma è solo un mero appiglio: i Sourvein suonano sporchi e “sudati” come pochi, il loro sound è invasato, delirante, pesantissimo. Otto macigni asfissianti che uniscono aggressività, marciume e distruzione lungo tutto il loro difficile ascolto. Le chitarre di Liz sono mostruose, come se i Black Sabbath fossero usciti fuori di testa per il grind e una forma folle di southern core…per non parlare delle vocals schizoidi di T-Roy, il quale tortura le proprie corde vocali con urla sguaiate e sofferenti. Validissima si dimostra anche la nuova sezione ritmica, composta da Miguel al basso e Henry alla batteria, entrambi provenienti dagli Archie Bunker.
Sentire i riff cupi di “Black sorlac” lascia sbalorditi: su un muro sonoro compatto come il granito Liz tira fuori dal cilindro delle parti melodiche da brivido, mentre intorno il caos continua la sua disumana devastazione. Colpiscono in pieno anche le distorsioni vulcaniche di “Bangleaf” (ancora una volta con delle parti cadenzate meravigliosamente terrificanti) e la sotterranea melodia di “Zeropath”, bilanciata da un drumming pauroso. Allo stesso tempo sorprendono la decostruzione operata da “1% D.F.F.D.” su ritmi e fuzz malsani e la depravazione espressa in musica dalla lercia “Sea merchant”, ancora una volta incentrata sui riff vomitati dalla chitarra di Liz. Ma è tutto il disco a funzionare alla perfezione, complice anche la produzione di un guru come Billy Anderson…
L’opera divulgativa della Southen Lord continua a pieno regime: extreme doom come raramente se ne sente in giro e i Sourvein sono di sicuro tra i suoi migliori esponenti.
Alessandro Zoppo