STEREOCHRIST – Live Live A Man (Die As A God)

C’era una volta una doom band in Ungheria conosciuta come Mood, dal loro split nacquero diverse realtà quali Wall Of Sleep e Stereochrist, quest’ultimi dediti a sonorità meno doomy e maggiormente southern, ai confini dello sludge, che molto hanno in comune con i Down della coppia Anselmo/Keenan. Anzi, la band sembra proprio essere la spudorata versione magiara del ben più noto act della Louisiana, ma ciò non toglie che ci troviamo di fronte ad un gran disco, potente e pieno di groove. Le influenze sono ovvie, oltre alla band dell’ex Pantera troviamo sonorità vicine ai Crowbar e ai Corrosion Of Conformity, ma senza mai scadere nel plagio vero e proprio. In fondo, a chi li accusa di essere troppo derivativi loro rispondono con i fatti, ovvero con dei pezzi validi, rabbiosi e dal giusto tiro.“Vox Christi” è una breve intro, evocativa e malinconica, che ci introduce ai prossimi 50 minuti di puro wall of sound. La rabbia di “Destroying ruins”, la potenza distruttiva di “Getting over seven years”, i riff dal sapore blues di “Eyes burn out” ed ancora le cavalcate di “Swamp inside” così come la furia metallica e le ottime melodie di “Awakening”. Potrei andare avanti così fino alla fine. Il bello di quest’album è che, nonostante la proposta poco originale, contiene dei pezzi grandiosi, nessun momento di sonno e nessuna caduta di stile. Ancora alcune importanti menzioni per la trascinante title-track, sinfonia di riff grassi e granitici e per quel gioellino di puro southern-sound che risponde al nome di “Good old way” in cui la voce di Dávid Makó ha la possibilità di distendersi a suo piacimento, ora su arpeggi suadenti, ora su toccanti e maestosi ritornelli, per poi finire su un finale devastante dove arriva quasi a ruggire, liberando tutta la furia di cui si fa menzione nella song.
Certo, il singer ungherese segue le orme di Phil Anselmo, come timbrica ma soprattutto per il modo di usare la voce e per le melodie proposte, tanto vicini ai gorgheggi del collega statunitense, ma nella quale riesco a rintracciare una vaga vena di personalità.
E’ grazie ad essa se nella conclusiva “Bury me in smoke” (ebbene sì, cover dei Down, vera e propria carta scoperta) riusciamo a capire di trovarci di fronte ad una cover, in quanto strumentalmente è praticamente identica all’originale.
“Live Like A Man (Die As A God)”, edito dall’austriaca psycheDOOMelic records (Voodooshock, Orodruin, Mood, Reverend Bizarre, Wall Of Sleep, Penance, ecc…) è un disco consigliato a tutti gli amanti del genere, i quali non rimarranno affatto delusi, al contrario è sconsigliato a coloro che storcono il naso davanti a band derivative e poco innovative. Il disco è stato interamente registrato in Ungheria, nella sala prove della band, per un risultato eccellente, che ben cattura l’attitudine live della band, con un risultato assolutamente in-your-face!
“Unleash the fury… and pain will drive you home”.

Davide Straccione