STONE IN EGYPT – The dying free ep

L’Olanda è terra di varie specialità: l’erba del vicino e quella del negozio sotto casa, i cibi fritti e strafritti, ultimamente è specialità olandese anche la rinascita dello stoner/doom.Nella schiera di giovani band che rilanciano la via Orange dello stoner si aggiungono questi Stone in Egypt, band che sa precisamente cosa ci vuole per suonare del sano rock sabbatthiano. In questo ep che esce per l’etichetta gestita dall abnd stessa sono riassunte molte lezioni di musica che ci arrivano dal passato: riffing desertico, vocalizi e aperture in pieno stile doom e qualche concessione melodica.
L’ep parte con la canzone omonima “Dying free”, ritmi sostenuti e un’aura vagamente southern per un pezzo che trascina i capelli su e giù, e come ciliegia sulla torta un’inaspettata quanto ben amalgamata cavalcata doom che si trascina fino all’ultimo secondo. Poco tempo per riposare le orecchie e parte “Concrete Hole”, stessa ricetta con l’aggiunta di un sentore grunge (per un’attimo rivivono gli Alice In Chains dei tempi d’oro) e di un cantato massiccio ma ubriaco. Di sicuro il pezzo più riuscito di questo dischetto, in cui si alternano alla guida southern, grunge zozzo, mazzate di potenza doom e stasi psichedeliche.
Si passa la metà dell’ep ed ecco la sorpresa: “Time vs Wine”. Canzone melodica dalle atmosfere melanconiche, echi di ballate progressive e ripartenze che rimandano l’orecchio a jesus and mary chain e underground ’90 in genere. Una dimostrazione di grande apertura mentale nel comporre, ma da unire meglio con il resto della proposta visto che questo pezzo sembra uscire da tutt’altro gruppo. La conclusione di questo lavoro è affidato a un’altro pezzo in pieno mood sabbathiano, marziale e cupo riffing che trasuda spirito.
Un’altra bella sorpresa dalla nazione europea stoner per eccellenza quindi, con l’augurio che riescano a fondere tutte le loro ispirazioni in modo più omogeneo, magari seguendo la lezione dei loro vicini On Trial.

Federico Cerchiari