STONER KINGS – Fuck the world

Nonostante uno dei nomi più brutti in circolazione, gli Stoner Kings tornano a farsi vivi dopo l’esordio “Brimstone blues” uscito nel 2002. Il nuovo “Fuck the world” è un lavoro ambizioso, nel quale la band ripone ampie aspettative. Ottima produzione infatti, artwork di lusso e una serie di ospiti d’eccezione: Alexi Laiho dei Children Of Bodom, Marco Hietala dei Nightwish, Pasi Rantanen e Nino Laurenne dei Thunderstone, Eero Kaukomies dei Gamma Ray e altri ancora, tutti divisi tra backing vocals e guitar solos.In effetti il sound degli Stoner Kings – a dispetto del nome – risente di influenze disparate. Se brani come “Mantric madness”, “Stem the tide” o “Burn you to ashes” spingono sul versante dello stoner groovy e roccioso (ma pur sempre melodico), episodi quali “Doomsday sunrise” e “One of the sane” virano verso soluzioni hard’n’heavy decisamente sleaze e pompose. Immaginiamo che nel background del gruppo finlandese ci siano di sicuro Motley Crue e Skid Row, così come il tiro selvaggio dei Black Label Society di Zakk Wylde. Non a caso le chitarre di Shank si concentrano su riff ‘ciccioni’ e possenti, esaltati dalle ritmiche quadrate di Blackie (basso) e Crash (batteria). La voce di Starbuck (singer canadese, oltre che noto campione di wrestling) è tosta e stentorea, proprio ciò a cui si pensa guardando il suo fisico.
Questa epica da moderni gladiatori viene fuori in pezzi come “Cyclone (the sky is falling)” e “Angel weed”, quest’ultima contraddistinta da un oscuro taglio ‘sabbathiano’ niente male. Altrove ritorna l’heavy stoner sound più granitico (“Heavy mushroom daydream” ricorda molto i Generous Maria, “Black lotus” è impreziosita dalle intriganti vocals di Tanja Kemppainen dei Soulgrind), mentre “Sweet misery” è un focoso e vibrante heavy blues, la song meglio riuscita dell’intero album.
Insomma, “Fuck the world” è un disco sicuramente piacevole ma non essenziale. Aspettiamo gli Stoner Kings alla prossima uscita con qualcosa di ancora più incisivo, perché le potenzialità ci sono tutte.

Alessandro Zoppo