SUNWHEEL PSYCHEDELIC – Burning doves
Dietro il nome Sunwheel Psychedelic non si cela una vera e propria band ma il progetto solista del polistrumentista G.W. Miner, in giro già da diversi anni in qualità di chitarrista degli Electric Hellfire Club. “Burning doves” è il suo primo disco solista, completamente scritto, suonato e realizzato in proprio (anche l’artwork e la produzione sono opera di Greg). Lo sforzo viene premiato da un cd di granitico e roccioso hard rock nel quale si mescolano le influenze, musicali e culturali, che caratterizzano l’attività di Miner.
The Cult (l’amore per l’operato di Billy Duffy e Ian Atsbury è evidentissimo…), Jimi Hendrix, Black Sabbath e Led Zeppelin da un lato, la filosofia di Nietzsche, una forte critica sociale, soprattutto verso le tendenze liberticide del governo Bush, e la passione per la letteratura dall’altro, sono i punti cardine su cui si basa l’album. Un insieme che dribbla il rischio di divenire una confusa accolta e trasforma la creatività di Gregory in un’opera compiuta e ben riuscita. In alcuni frangenti manca un po’ di mordente e certi passaggi si trascinano troppo stancamente, ma da un ascolto complessivo non possiamo far altro che elogiare la bravura di G.W. ed il suo grande eclettismo.
Gli undici pezzi che compongono il dischetto brillano di una oscura lucentezza che riflette l’introspezione alla base del lavoro. Per mettere in musica tali sensazione Sunwheel Psychedelic utilizza tanto il senso d’attesa e la sospensione psichedelica di brani come “Hammerblows of thunder” e “Lilies of vice”, quanto la forza e la robustezza hard rock di macigni quali “Persephone”, la zeppeliana “Wheels in the sky” (quasi un tributo inconscio a “Kashmir”…) e “Lonesome highway”, marcata da un avvolgente groove quasi stoner. A spezzare il ritmo ci pensano invece azzeccati inserti di chitarra acustica e archi che smuovono la rigidità di “Sleeping waking” e “”Temple in my heart” e gli intrecci di tastiere che nobilitano “A drop in the mirror pool”.
Insomma, un cocktail di stili e passaggi che convivono in maniera assolutamente convincente. Gregory Miner si conferma un ottimo compositore e soprattutto una persona di grande spirito. “Burning doves” è qui a dimostrarlo e mette in mostra tutto l’amore per la musica che anima la mente di un personaggio da tenere in considerazione.
Alessandro Zoppo