SWEET COBRA – Praise

Molto spesso l’identità di un gruppo si desume già dal nome che sceglie. Sweet Cobra in tal senso non poteva essere più azzeccato. La sensazione che nasce dall’ascolto del debutto “Praise” è proprio quella della morsa, la stretta di un serpente che avvinghia e difficilmente molla la presa. Il veleno però non è mortale ma provoca una stordente assuefazione.
Le martellate inferte da questi quattro macellai di Chicago sono un coagulo di sonorità che spaziano nel campo contaminato dell’hardcore. Non a caso i membri della band hanno fatto parte di nomi storici della scena locale come The Killer, Suicide Note, Stabbed By Words e The Killing Tree. Il riferimento va dritto verso i Black Flag, quanto meno per la verve schietta e cruda della loro musica. Su questo terreno si insinuano pesanti vibrazioni dissonanti che provengono dall’operato di Helmet e Unsane. Se ci si aggiunge un certo gusto per il riffing groovy dell’hard rock degli anni ’70 il gioco è fatto.

A partire dallo splendido artwork, “Praise” spara una serie micidiale di colpi al volto, allo stomaco e al basso ventre. Compresse come non mai le chitarre (opera di Robert A. Lanham e Neeraj Kane, ora sostituito da Mat Arluck) e le ritmiche (Jason Gagovski alla batteria e Botchy Vasquez al basso), la parte del leone la svolge la voce dello stesso Botchy. Urlata, rabbiosa, devastante: sembra il riflesso esatto della condizione suburbana di milioni di persone che vivono le condizioni disagiate delle grandi metropoli.

“Torn knees”, “Ruins” e “Hatchet wound” sono esempi perfetti di come suona il disco: brani brevi, isterici e deviati, dal groove titanico e dalla foga esasperata. Un caos in piena regola, mai confusionario o fine a se stesso. D’altronde quando il pugno è stato scagliato è difficile sottrarsi… La pausa per prendere fiato viene gentilmente concessa in soli due frangenti: la coda acustica di “Bandicoot” e l’intreccio suggestivo tra pesantezza, archi e voce femminile della conclusiva, onirica “Fear no feather”.

Mossa riuscita quella della Seventh Rule: i Sweet Cobra hanno grandi doti e molta inventiva. “Praise” è il lavoro ideale per tutti i cultori dell’estremo dalla mente aperta.

Alessandro Zoppo