TAURA – Mil silencios

Il bianco e nero che caratterizza il bellissimo artwork di “Mil silencios”, disco d’esordio degli argentini Taura, è anche l’anima di un’intera nazione. Delusa, in ginocchio, ma sempre forte, vitale, subito pronta a rialzarsi. I Taura mettono in musica sentimenti profondi, colmi di una malinconia che esplode in riff possenti e dolci melodie.Vengono in mente i Kyuss più riflessivi e le vibranti emozioni tipicamente latine che band come Los Natas e Poseidotica ci hanno fatto scoprire. Stoner rock insomma, ma con un gusto particolare, unico e riconoscibile. Alejo (batteria), Chaimon (voce), Leo (basso) e Santiago (chitarra) costruiscono canzoni sentite, piene di pathos, che colpiscono dritto al cuore. L’album è composto da quattordici brani e a tratti l’intensità ne risente, tuttavia l’alchimia che si crea tra vocals delicate (complici i testi in spagnolo), chitarre furiose e ritmiche piene è davvero preziosa. L’avvio affidato a “Miramar” e “Correcaminos” è eloquente: stoner sì tirato ma bilanciato da un passionale senso melodico.
L’hard kyussiano viene fuori soprattutto in “Jenizaro” e nella stupenda “Muelle”, senza però che il deja vù sia presente. Anche perché un brano come “Aconcagua” (ballad dai sapori grunge) è segno di doti compositive mature, confermate da altri episodi (“Halo de luz”, la title track) dove la psichedelia più dilatata prende il sopravvento.
La formula dunque funziona, e ci fa comprendere molto sulla vita di un paese, molto più di quanto non facciano immagini televisive o opportuni commenti giornalistici.

Soy el fin del mundo, soy el fin del color.

Alessandro Zoppo