TEMPLE OF DEIMOS – Damage

Tra i numerosi gruppi degni di nota dell’alternative/stoner rock figurano i Temple of Deimos, power trio nato nel 2006 per opera di Fabio Speranza (chitarra/voce, ex-White Ash), Federico Olia (basso, Percent90, Christopher Walken) e Marco Chiesa (batteria, già con Meganoidi, Limina, FunQ), totalmente immerso nel lascito che gli album di Josh Homme hanno generato da alcuni anni a questa parte. Il primo EP “Damage” ha un buon tiro, e la devozione ai Qotsa dei primi tre album (decisamente esplicita) emerge con la dovuta freschezza, senza inventare nulla di nuovo o di particolarmente trascendentale sia chiaro, però troviamo sei brani ben suonati e strutturati, con il feeling giusto per fare breccia negli appassionati del genere. Le canzoni sono tutte piuttosto melodiche e legate indissolubilmente alle sonorità robot/trance rock, perciò seguono il tipico canovaccio fatto di iterativo rifferama psichedelico e vocals impostate su tonalità narcotiche, break ritimici e innesti acustici per rendere più succoso l’ascolto.I primi due brani “And Say Goodbay” e “Sweet Ignorance” sono quelli che pagano maggiormente dazio ad album come “Lullabies To Paralyze”, ammiccanti e solari quanto basta, capaci di far viaggiare la mente su strade arse dalla canicola.
Da “Oh Hellen” è tratto anche un video diretto da Enrico Olia, ed è in effetti un brano memorizzabile dotato di buoni riff debitamente strozzati dalla chitarra di Fabio. “Senor Bang” è la canzone più dura e ‘spaced-out’: l’ombra dei Qotsa rimane ingombrante, ma l’approssimarsi ad altre esperienze psych come We e Motorpsycho la fanno fluttuare sugli alti strati dell’atmosfera, rendendola l’episodio migliore. “Spanish” si segnala per il mood introverso e i riusciti inserti di tastiere, e “Dr. House” per discostarsi un po’ dal resto, visto che è un blues sporco riletto in chiave fuzz, con una spruzzata di Doors e Masters Of Reality. “Damage” è una buona raccolta di sensazioni e puntiglioso rock, e anche i Temple Of Deimos possono guardare con ottimismo al futuro in vista delle prossime release.

Roberto Mattei