TERRAPLANE – …into the unknown

Storia travagliata quella dei Terraplane. Nascono in Germania nel 2000 per rendere omaggio al sound che li ha stregati dal sempre (Led Zeppelin, Black Sabbath, Rolling Stones, Hawkwind, la Experience di Jimi Hendrix) e dopo vari assestamenti di formazione raggiungono una stabilità soltanto nel 2006 grazie alla pubblicazione di “…into the unknown” (al seguito del quale c’è anche stato un cambio di nome in Green Monkey, salvo poi repentino ripensamento). Oggi il gruppo si è stabilizzato attorno alle figure di Christian Oelke (voce), Christian Peters (chitarra), Florian Furtner (basso) e Edward Bernatek (batteria). Un nuovo inizio che ha fruttato l’interesse della Nasoni Records, subito pronta a ri-editare il loro secondo full lenght (l’esordio era stato del 2005 con “Psychedelic wonderland”).Quanto contenuto in questo dischetto farà di sicuro la gioia di tutti gli amanti del classico hard psichedelico dei ‘70s e di chi mangia pane e stoner: i Terraplane sono molto abili nel mischiare bordate fuzz rock (le terrificanti “Orange salvation” e “Once I was you”) e lunghe, dilatate, melliflue, spaziali cavalcate acide (l’onirica “Moonflower blues part. II”, la meditativa “Mantra”). Una felice alternanza che riesce grazie alla compattezza delle ritmiche, alla voce vellutata di Christian e alle chitarre ora rocciose ora ‘angeliche’ di Chris. Un complesso eterogeneo insomma, capace di citare Blue Cheer e Grand Funk filtrandoli attraverso l’indole ‘moderna’, debordante di Orange Sunshine e Causa Sui (“Lower”). Se “Black mystery” aggiunge un pausa acustica di stampo blues, la conclusiva title track (allungata ancora oltre dalla hidden track “Dancing in the fire”) pone il sigillo finale all’album con 15 minuti di puro kraut space rock psichedelico, un trip che ci trascina davvero in pieno cosmo, in luoghi oscuri ed inesplorati. Un vero viaggio verso zone sconosciute, fuori e dentro di noi.

Alessandro Zoppo