THREE STEPS TO THE OCEAN – EP
Un gruppo che riflette al meglio le caratteristiche della flottiglia dei nuovi post-rockers psichedelici italiani risponde al nome di Three Steps To The Ocean, giovane band milanese già acclamata per le sue esibizioni live e per questo omonimo EP d’esordio, che a meno di un anno dalla sua uscita sta’ già rivelandosi un piccolo cult.Lo stile del quartetto è in effetti piuttosto maturo, e congiunge lungo un tragitto ellittico il rock di Tortoise, Silver Mt. Zion, Mogway e Godspeed You Black Emperor! alle attuali evoluzioni psichedeliche – pesanti e immaginifiche – dei nuovi signori Asva, Pelican e Red Sparowes, lambendo per brevi tratti pure i domini riservati ai 35007 di “Liquid” e agli ultimi Cult Of Luna. Pur non oltrepassando la soglia della sperimentazione, la musica dei TSTTO presenta un notevole appeal progressivo, ben equilibrato tra le compassate chitarre, la decisa e malleabile presenza della sezione ritmica, e un’effettistica elettro-analogica mai preponderante, che comunque non sommerge l’aspetto prettamente rock delle soluzioni compositive, anche quelle di lunga durata.
“Oceanside” è l’immersione negli abissi marini a seguito degli ultimi comandi impartiti da una centrale scientifica (sottolineata dagli arpeggi adagiati sulle onde), e si ingrossa solo dopo diversi minuti, generando un tipico post core atmosferico sospeso sulle creste dell’alta marea.
Ipoteticamente sovrapposta a delle scintille scaturite dalla superficie terraquea pare “Last Breath of Air (Oceanside pt.2)”, dove i break sono affidati ad un elettronico riff di synth che intrappola un evoluto brano elettroacustico dotato di buon eclettismo, che la dice lunga sulle possibilità di esplorazione future.
“Submerged Universe” è infine il pilastro di questo primo ottimo EP: riff post-doom – privati però di recrudescenza metallica – spostati verso una psichedelia visionaria, accompagnati da un soffio elettronico mai gelido e generatore di algoritmi musicali tra frattalismi acustici e tempestosi sommovimenti dello spirito. Il sussurro delle chitarre in questo brano è piuttosto raffinato e ben si coniuga ai dialoghi con le tastiere space-prog, rendendolo l’episodio di qualità superiore.
Una germinazione notevole quindi, non ci resta che attendere le prossime mosse: le coordinate musicali su cui si muove il genere dei TSTTO è vasto e pluridimensionale per sua stessa natura, e se da un lato paiono inevitabili i riferimenti (non calligrafici) ai maggiori nomi internazionali, dall’altro la forza espressiva scaturita da questi tre pezzi non lascia certo indifferente.
Roberto Mattei