TONER LOW – Toner Low

‘Play loud for full effect’. Eseguiamo subito. Ecco che il disco inizia. Prima però abbiamo notato sei brani dai titoli strani, sembrano parti di un unico ‘viaggio’. Artwork dannatamente psichedelico eh… ma pensiamo alla musica. Accidenti, questi tre ragazzi olandesi promettono bene, “Evil machinery on the rise” è quanto di meglio in fatto di stoner doom si potesse chiedere da un paio d’anni a questa parte, roba da far girare la testa persino agli Sleep. Sembra un brano minimalista ma il voltaggio ipnotico è davvero alto. Quanta foga nel lavoro di Daan alle chitarre, come pompa il basso di Deef con i suoi volumi disumani, per non parlare del gran dinamismo di Jack alla batteria.Se prosegue così siamo freschi… “Devilbots designed to assimilate” forse è un miraggio. No, è realtà, anche se coperta da fumo denso e sussurri diabolici. Sembra di vedere gli High On Fire di “The art of self defense” che giocano con i suoni degli Electric Wizard di “Dopethrone”. Intrigante eh. “Through endless fields of waving grass we battle” è una pausa dovuta, arpeggio delicato che si schianta su una fitta serie di drones. Inquietante preludio alla meravigliosa “Praying for the Murphy’s law to arise”: quando su un tappeto heavy psych doom a dir poco possente entra la voce melodica, sofferta, intensa di Deef (fino a prima cupo e mefistofelico cerimoniere) siamo in pieno trip. I suoni marci e pompati delle chitarre sono qualcosa di incredibile, un delirio di fuzz e wah che si poggiano sulla tempestosa eruzione ritmica di basso e batteria.
Gli aggettivi positivi si sprecano. “Into the sunn of Nymrod” è un’invocazione a sunn, dio del drone doom. Roba da Teeth Of Lions Rule The Divine, mica patatine. Giusta cornice a “We will conquer”, dimostrazione di forza da parte di chi sa maneggiare (con somma cura) tutto l’armamentario stoner doom. Il cerchio si apre e si chiude con una liquida base psych rock (viene in mente un sorprendente misto di 35007 e primi Queens Of The Stone Age), nel mezzo esplodono riff stoner da capogiro, una fuga space di stampo Hawkwind e mille effetti che fanno materializzare l’inferno. Ecco, questo è drug rock.
Crediamo sia inutile aggiungere altro. I Toner Low confezionano il dizionario stoner psych doom 2005. Ad un pelo dal capolavoro (giusto per non montarci e non montar loro la testa). L’obbligo all’acquisto è ovviamente sottinteso.

Alessandro Zoppo