ORTHODOX – Grand Poder

La pesantezza, nella sua forma di macigno che occupa il tempo e la mente. Una presenza continua, oppressiva, che detta la strada al delirio. Una forza che in molti modi rapisce. Questo racchiude il debut degli Orthodox, band spagnola che si candida a grande sorpresa del 2006. In questo “Grand Poder” (in italiano “grande potere”) è sintetizzato quel che vuol dire creare musica pesante oggi, pesante fisicamente grazie ai suoni intensi; pesante “a pelle” grazie ai riff devastanti e implacabili; pesante mentalmente grazie alle atmosfere che rapiscono e non lasciano scampo tra un lento progredire di chitarra e un ipnotico solo di batteria. In questo disco è racchiusa abilmente ogni tipo di influenza di stampo heavy e in particolare doom.L’inizio della prima lunghissima traccia fà saltare alla mente subito gli Sleep di Jerusalem con il suo evolversi su un riff spezzagambe. Poi i nomi che vengono in mente sono High on Fire per le graffiate di stampo thrash e contemporaneamente i Melvins per il ruolo e l’andamento trascinante della batteria. Senza dimenticare il drone, che riaffiora in più di un passaggio dove le melodie e i suoni vengono lasciati marcire nell’oscuro. Il tutto con qualche abile tocco personale e invenzione che danno freschezza alle composizioni.
Il secondo pezzo, “Arrodillate ante la Madera y la piedra”, unisce l’ipnotismo di un giro di basso ripetuto ed accolto dalla chitarra ad un assolo di batteria fuori controllo. Il risultato è un viaggio nella follia di un comandamento ripetuto fino al suo nonsenso. Il tutto non può che sfociare in una ripetizione sempre più imponente dell’accordo dominante, nella più sana tradizione drone.
Un piccolo intermezzo melodico, che riporta alla realtà, ed ecco che ancora una volta la potenza di un movimento sonoro ci riporta al pensiero pesante nella traccia che chiude il disco. “El lamento del cabrón” ha un andamento più classicamente doom: riff che hanno una grande forza trascinante, accellerazioni e cambi che si alternano tra gli Elctric Wizard e lo sludge fino ad arrivare ad echi di Cathedral in tunica di basse frequenze. Tutto questo in 9 minuti di potenza nella forma di energia. Potenza che invece si manifesta nei restanti 7 minuti sotto forma di statica psichedelia e pesanti colpi sonori.
In conclusione questo Grand Poder è un disco in cui le influenze più varie si fondono con la creatività e la personalità di questi 3 spagnoli. Mantenendo l’ortodossia verso i canoni della musica hevy contemporanea gli Orthodox riescono a muoversi abilmente nel genere dando una spinta dall’interno al doom, consolidando e dando peso alle sperimentazioni estreme in un lavoro ben calibrato e ben composto.

Federico Cerchiari