RHYTON – Kykeon

Da Brooklyn all’Egeo e ritorno. È questo il percorso affrontato dai Rhyton in “Kykeon”, terzo lavoro sulla lunga distanza dopo l’esordio omonimo e “The Emerald Tablet”. David Shuford (D. Charles Speer, NNCK), Jimy SeiTang (Stygian Stride) e Rob Smith (Pigeons) alzano l’asticella e dalla pura psichedelia free form approdano ad un avvincente mix strumentale di psych rock, folk greco-turco, ambient ritualistica e progressive boogie. Il risultato è sorprendente: complice il lavoro di Jason Meagher ai leggendari Black Dirt Studios, “Kykeon” è un’esperienza sonora psicoattiva che si nutre delle dolci melodie create da Shuford tra chitarre acide, bouzouki, saz, baglamàs e doumbek, del basso pulsante e dell’organo mesmerico di SeiTang, del drumming primordiale di Smith.
Cantano e ammaliano le sirene tra feedback e fluidi volteggi armonici nell’iniziale “Siren in Byblos”, volano alti i pensieri nella “Topkapi” del sultano di Costantinopoli, una jam trainata dal tremolo del saz che apre i cancelli su chioschi, harem, cortili e corridoi illuminati. “Gneiss” è nervosa e groovy, infettata di blues e distorsioni rocciose, mentre “Pannychis” è un funk alla mescalina in odore di Stax con un bouzouki onirico e un organo solenne al posto del sincopato wah wah. “California Black Box Vapors” urla heavy psych rabbioso da power trio indemoniato e apre alla conclusiva “The Striped Sun”, infinito trip psych kraut misterioso e straniante che trascende ogni forma e chiede all’ascoltatore il difficile, sublime compito di abbandonarsi.
Davvero fantasiosi e ricchi di grazia i Rhyton. Il loro sonic voyaging è imperdibile.

Alessandro Zoppo