VANESSA VAN BASTEN – Demo

Provenienti da Genova, e formatisi nel 2004, i liguri VVB sono nati come progetto inteso ad interpretare personalmente il concetto di rock contemporaneo da parte di Morgan Bellini, autore e musicista oltre che mente dei VVB. Propongono “musica cinematica, trascendentale, descrittiva”. Fanno risalire le loro influenze a Swans, Neurosis, Jesu, God Machine, Mogwai e la space music.Ed io aggiungo, chissà se si sono volutamente dimenticati dei grandi My Bloody Valentine, così ben rappresentati in un bel pezzo come “La scatola”. Non troverete nessun prodotto preconfezionato. Solo il fluire sognanti, elettriche, dilatate, fantasmagoriche composizioni.
Con grazia, la mente si concede paesaggi fatti di nuvole e lampi, da un prato fiorito sotto un cielo plumbeo e carico di pioggia fino a proiettarsi nella troposfera di un giorno radioso. Con gli occhi socchiusi, capita di sentire un fresco refolo tra i capelli che ci spinge lontano, in un orizzonte sfumato. Questo accade se vi accingete ad ascoltare i VVB. Si ci innalza e si ritorna nel nostro involucro carnale. Il grande merito della loro onirica musica è l’estrema capacità di comunicare e far sognare, trasportarci ed emozionare. Bello, emozionale, intenso. New wave, stralci di noise e ambient, ma qui c’è molto di più.
Spesso i pezzi sono introdotti o terminano con dei samples estratti da opere cinematografiche, e vi sono anche estratti di bands (cito Coil e Orbital). Se si eccettua la presenza del bassista dei White Ash Stefano Parodi, tutto è partorito dalla mente del già citato Morgan Bellini. Un plauso a lui e a tutti coloro che intendono la musica in questo modo.

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