BLOOD RED WATER – All the Ills of Mankind

Quando si decide di addentrarsi nelle viscere paludose e fangose dello sludge doom, un denominatore comune e basilare resta quello del verbo sabbatthiano. Non scopriamo assolutamente nulla, perché a questo concetto non sfuggono i Blood Red Water, quartetto veneziano per natura già avvezzo alla palude. Partendo da riff dai chiari riferimenti ai maestri inglesi, i quattro arricchiscono e personalizzano il loro sound con elementi di sicuro interesse quali un’atmosfera horror e densa di sarcasmo. La formazione veneta fa le cose seriamente ma senza prendersi sul serio: per capire meglio basta partire dal recente passato. Questo “All the Ills of Mankind” è il loro secondo lavoro ed esce un anno dopo l’esordio del 2012, l’EP “Tales of Addiction and Despair”. Se nel debutto la band mostrava un’attitudine distruttiva aizzandosi a paladini dell’extreme sludge crudo e grezzo, in questa seconda uscita il gruppo affina alcuni piccoli difetti palesati in passato mostrando una crescita tecnica e di songwriting. La musica dei Blood Red Water resta heavy e cupa ma con maggiore rilevanza nei particolari, seppure la crescita ci sia stata resta comunque un progetto alla ricerca di un’impronta definitiva. Dettaglio questo che i ragazzi non tarderanno a trovare. In “All the Ills of Mankind” il risultato non è per nulla disprezzabile: la band porta in dote cinque brani dai molti sapori. Il lavoro si snoda in momenti cui l’impronta sabbatthiana risulta essere un imperativo, non si parla di clonazione ma di innegabile influenza, momenti cui ci si addentra nello sludge piu rude e “classico” e che avvicina la formazione ad acts quali Electric Wizard, Burning Witch e Acid Witch – con questi ultimi sembra esserci più di un’affinità. I quattro hanno più di un’opzione poiché sanno misurarsi anche con forme stoner rock e southern doom, denotando inoltre un’effimera vocazione hardcore a tratti persino crust.
Pur muovendosi essenzialmente in territori sludge stoner doom, i Blood Red Water mostrano anche un gusto retro rock di matrice 80’s grazie all’influenza che i Motorhead hanno certamente esercitato sul background del combo veneziano. Ed inaspettamente arrivano a toccare suoni death rock in particolare nel brano che chiude l’EP, “Thundersnow in Venice” (un titolo un programma), grazie anche alle backing vocals di Fiorica che dona quel tocco gothic ad arricchire un dischetto di sicura presa e da notevoli spunti di interesse. “All the Ills of Mankind” è un buon EP, i Blood Red Water sono da tenere d’occhio.

Antonio Fazio