OCEAN CHIEF – The oden sessions

L’adesivo posto in copertina recita: “fan degli Sleep prendete nota: Ocean Chief, 4 canzoni per 63 minuti di puro doom svedese”. Inserito il CD nel lettore, per i primi 2 minuti un basso cavernoso avanza con passo pachidermico sino alla fragorosa esplosione di chitarra e batteria e allora il tutto appare molto chiaro. Questi Ocean Chief sono, semplicemente, gli Electric Wizard svedesi; stesse sono la paurosa pesantezza e la densità del suono, la lentezza pachidermica con la quale avanzano le composizioni, ricordando soprattutto “Dopethrone”, il capolavoro della band inglese. Raramente si è mai sentito un gruppo al debutto capace di un suono così mostruosamente pesante, in grado di abbattere ogni cosa gli si pari dinanzi.Gli Ocean Chief sono intelligenti nell’inserire pause psichedeliche/spaziali che, oltre a smorzare un attimo la cappa, hanno l’effetto di rendere ancora più pesanti le porzioni heavy. L’opener “Sword of justice” è esemplificativa in tal senso, alternando una prima parte ultra doom ad una pausa liquida dal sapore space rock e riprendendo poi il riffing iniziale appesantendolo ulteriormente. “Oden” è ancora meglio (o peggio, a seconda dei gusti), immergendoci in un lentissimo mantra di oltre 25 minuti e rimandando al mitico “Jeruslam” degli Sleep. Solo lo strumentale finale “The Ocean Chief rules my world” si mostra un pelo più umano, pur nella sua ossessiva lentezza/pesantezza. Il gruppo darà alle stampe (su etichetta 12th Records) il nuovo album “Tor”, descritto dalla band stessa come ancora più lento e pesante di questo “The oden session” (possibile?). Se adorate queste sonorità contattate subito la band, non ne rimarrete delusi.

MARCO CAVALLINI