OGRE – Dawn of the proto-man

Non brilleranno certo di originalità, ma quando si mettono e ci danno dentro gli Ogre sono una vera macchina da guerra… Parliamo di una band nata nel 1999 e che più che sul versante prettamente stoner è da annoverare tra i revivalisti dell’hard rock anni ’70. Ascoltando le sette tracce che compongono “Dawn of the proto-man” risultano palesi le influenze, da una parte, dell’ala più oscura e misteriosa del sound settantiano (Black Sabbath, Pentagram, Captain Beyond, Blue Oyster Cult) e dall’altra del suono ruvido e vibrante che a suo tempo rese unici Cactus, Budgie, Grand Funk, Mountain e Sir Lord Baltimore.
Quanto offerto da Ed (basso e voce), Ross (chitarra) e Will (batteria) si pone proprio su questa scia: feeling in primo piano, riff indiavolati, sapori vintage e tanta grinta messa al servizio di un songwriting mai stantio o fine a sé stesso. Brani come le iniziali “Ogre” e “Colossus” convincono grazie al loro andamento travolgente, con ritmiche che pestano sull’acceleratore, chitarre ora aggressive ora sognanti e parti vocali a metà strada tra Ozzy e Bon Scott. Intuizioni più complesse escono fuori invece in “The jaded beast” e “Black death”, pezzi lunghi e complessi, divisi entrambi in due parti e dalle ossessive atmosfere dark, che nel primo caso strizzano l’occhio alla psichedelia, nel secondo formano una vera e propria orgia di umori sabbathiani.

Ma a convincerci definitivamente della bontà del prodotto ci pensano anche gli altri episodi del disco: “78” è un boogie indiavolato che ci riporta indietro nel tempo, quando gli AC/DC muovevano i loro primi passi nel mondo del rock… “Skeletonized” è ancora una volta un tributo a tutto ciò che il mondo dell’hard rock ha prodotto tra il 1969 e il 1973, mentre la sorprendente “Suicide ride” si rifà agli stilemi della New Wave Of British Heavy Metal in un tripudio di esplosioni sonore che richiamano alla mente Saxon e Diamond Head.

Con un pizzico di personalità in più gli Ogre avrebbero raggiunto il top già al primo colpo, ma non c’è certo di che preoccuparsi, con gli anni e la gavetta anche questo problema verrà risolto. Per ora indossiamo i nostri pantaloni a zampa d’elefante e tuffiamoci in “Dawn of the proto-man”, un bel salto indietro nel tempo ogni tanto non guasta…

Alessandro Zoppo