ORANGE MAN THEORY , THE – Riding a cannibal horse from here to…

Il titolo completo del disco d’esordio dei romani Orange Man Theory è “Riding a cannibal horse from here to Clinton, MA”. E Clinton non è l’ex presidente degli USA ma il luogo in cui si trova l’Austin Enterprise, studio di registrazione di mr. Steve Austin, mente geniale (e contorta aggiungiamo) dei Today Is The Day. Già da sola la benedizione e collaborazione di Steve Austin basterebbe per avere un parere positivo degli Orange Man Theory. Quando si mette il cd nel lettore e partono le note di “Merendina will have his revenge on capeside” (titolo geniale) le intuizioni precedenti trovano conferma.Gianni (voce), Gabbo (chitarra), Merendina (batteria) e Remo (basso) sono quattro pazzi. Suonano bene, compongono pezzi dal gran tiro ma fondamentalmente sono dei pazzi. Il che è un bene. È un bene perché il sound del disco è feroce, schizzato, frenetico nei suoi continui cambi di tempo e d’umore. Sfiorano l’essenza del caos questi ragazzi. Ma la confusione non è portatrice di male, anzi. È quella sfera magica attraverso la quale si raggiunge la Verità, la piena Verità. Il cuore di un suono sanguinario e coinvolgente. Hardcore (alla maniera dei Converge), metal (come è inteso da Dillinger Escape Plan e Lamb Of God), sludge (avete presente Eyehategod e Raging Speedhorn?), un tocco di crossover e sonorità malate e disturbanti (chi ha detto Fantomas e Today Is The Day?). Questi sono gli Orange Man Theory, cui è lecito e doveroso aggiungere quel tocco personale, soprattutto nella costruzione armonica, che li rende distruttivi, noisy e al tempo stesso visionari.
I suoni sono secchi e taglienti (in tal senso un pizzico di corposità in più non avrebbe guastato), le rasoiate squarciano la carne in vari punti (la gola nel caso di “Merendina will have his revenge on capeside”, il volto quando parte “Where we’re going we don’t need roads!”). Ma la maestria sta anche nel sorprendere con incisive aperture melodiche (“Vampires in the sun”, “Biollante’s dawn”), il sarcasmo della violenza potremmo dire. Eterogeneità che viene fuori soprattutto in altri due episodi: “Vortex of cows into the sweet tornado” ha un riff dal groove stoner sludge blues, roba degna dei migliori Sofa King Killer. Mentre la bellissima title track sintetizza alla perfezione tutte le sfaccettature del disco, l’anima torbida e marcia, quella ironica e il lato groovy, ‘cazzone’ ma con gusto. Un traguardo davvero elevato per un gruppo all’esordio, soprattutto considerando che gli Orange Man Theory hanno ancora ampi margini di miglioramento.
Insieme a Last Minute To Jaffna e Laghetto quanto di meglio il panorama più folle ed estremo possa offrire al momento in Italia.

Alessandro Zoppo