ST37 – The insect hospital

Chi ama la musica psichedelica è obbligato a spalancare le orecchie, il nuovo disco degli ST37 è quanto di meglio si possa trovare sulla piazza all’interno del genere. Se poi alla passione per le sonorità psicotrope unite anche un forte legame per il cinema allora “The insect hospital” fa proprio al caso vostro. Già, perché gli ST37, gloriosa band texana in giro ormai da più di un decennio (dal 1987 per la precisione) e nota nei circuiti underground per lavori eccellenti come “The invisible college”, “Glare” e “Spaceage”, hanno voluto omaggiare due grandissimi cineasti come Andrei Tarkovskij (regista sovietico autore di capolavori come “L’infanzia di Ivan” e “Stalker”) e Fritz Lang (uno dei mastri dell’Espressionismo tedesco). Tale tributo è una sorta di colonna sonora ideale per due film chiave dei suddetti autori, appartenenti entrambi al filone della science fiction: “Solaris” e “Metropolis”.
Dunque quale migliore assetto sonoro poteva essere partorito se non uno space psych rock ossessivo e drogato, influenzato dai padrini Hawkwind, dal kraut rock di Amon Dull II e Faust, nonché dalle esperienze psichedeliche di Chrome e 7% Solution. Non mancano tratti ambient sperimentali, nell’elaborazione dei quali emerge l’amore dei cinque (i fratelli Joel e Carlton Crutcher, Dave Cameron, Mark Stone e SL Telles) per l’operato di Brian Eno. Un miscuglio non male insomma, sul quale si staglia l’immaginario fantascientifico della band.

La prima fase del disco è come detto dedicata a “Solaris” di Tarkovskij e a differenza della seconda si presenta più varia e diversificata. L’iniziale, lunghissima “Solaris” è un misto di rumori sinistri e fughe astrali, l’impressione che se ne ricava è proprio quella di assistere al viaggio di un astronave su galassie lontane e di vivere sulla nostra pelle le materializzazioni dell’inconscio che confondono il protagonista del film, lo scienziato Kris Kelvin. I brani successivi invece mutano pelle e stile: “Land of treason” è puro post punk grezzo e fragoroso, “The portable insect hospital” è un passaggio parlato abbastanza inquietante, “Cold night for alligators” (cover di Roky Erickson, a cui il disco è dedicato) fonde dark wave à la Joy Division e space rock con attitudine stravagante, “Model had” è una soffocante jam marziana, “Seven deadly finns” chiude la prima parte del cd con un ruvido garage psych folle e divertito.

La seconda fase, ispirata a “Metropolis”, è divisa in tre sezioni: “Intro/Main title/The Pleasure garden” avvia il trip con tappeti di tastiere ed effetti stranianti, basso, batteria e chitarra sono prima soffusi, poi allucinati, dipingendo magnificamente gli scenari squallidi della città sotterranea. “Yoshiwara’s/The workers revolt” è sostenuta in successione da ipnotiche linee di basso e di chitarra che ben rappresentano le fasi della rivolta collettiva che provoca l’allagamento dei quartieri dove vivono le donne e i bambini. “Burn the witch/Love theme (finale)” è il sigillo conclusivo: i momenti concitati del rogo dell’idolo creato dal dottor Rotwang ed il ricongiungersi dei due amanti Maria e John sono musicati con un alternarsi di atmosfere liquide e momenti lirici che chiudono l’opera con somma grazia.

Vista la lunghezza (oltre i 70 minuti) “The insect hospital” si presenta come un disco ostico e complesso, soprattutto se ascoltato tutto d’un fiato. Tuttavia, una volta entrati nel loro mondo, sarete rapiti dalla forza vorticosa degli ST37.

Altamente consigliato.

Alessandro Zoppo