VALERIAN SWING – A U R O R A

A tre anni di distanza da “A Sailor Lost Around the Earth” ritorna il trio emiliano dei Valerian Swing. Attraverso le otto tracce di “A U R O R A” continuano a proporci la loro anfetaminica fusione di math e post rock. “3 Juno” con il suo incedere allucinato e ipertrofico apre le danze, seguito a ruota libera da “Cancer Minor”. Un batterismo ipercinetico e epilettico si fa strada tra arpeggi astrali e tronfie aperture melodiche di synth e chitarra. “Scilla”, con i suoi contrappunti frenetici e i riff da arena rock, e “Cariddi”, tra pianissimi e fortissimi da archetipo post rock, risultano quantomeno sterili. Stessa cosa dicasi per “In Vacuum”, “Spazio” e “Parsec”.
Gli stilemi del genere ci sono e vengono sfruttati tutti fino allo spasimo. “Calar Alto” non cambia di una virgola, solo l’inizio “illude” con una partenza in sordina, tra un flebile canto e dei droni d’accompagnamento, salvo poi rituffarsi in pieno nella caoticità che ha regnato dall’inizio alla fine. Giunti al terzo album i Valerian Swing stentano ancora a darsi una forte e piena originalità. Tutte le buone intenzioni si dissolvono in un mare di manierismo e scimmiottamento dei modelli d’oltremanica e oltreoceano (Sigur Rós, Mogwai, Don Caballero, in parte Botch e Genghis Tron), facendo risultare il tutto, un ascolto difficile da digerire.

Giuseppe Aversano