DOCTOR CYCLOPS – Oscuropasso

Secondo atto per i Doctor Cyclops dopo l’ottimo “Borgofondo”, l’album che aveva imposto il terzetto pavese all’attenzione degli appassionati dello stoner rock e dell’hard ’70, a onor del vero più fuori dai confini nazionali che in patria. Il nuovo sforzo dei ciclopi non muta di coordinate, ossia stoner blueseggiante di scuola Firebird/Spiritual Beggars, con un tocco di doom alla Cathedral e dosi non trascurabili di riottosi classici come Grand Funk, Sabbath e Sir Lord Baltimore, oltre a una pletora di cult band da conoscitori.La World in Sound svolge un lavoro accurato che valorizza a dovere la registrazione, così dagli speakers fuoriescono una serie di brani calibrati e immersi totalmente nell’atmosfera della proposta, senza particolari esitazioni di sorta. Una caratteristica poi dei Doctor Cyclops è quella di preferire brani articolati e dalla durata piuttosto estesa, come si evince sin dall’apertura di “Waterfalls”, col basso a ricucire costantemente un brano denso e caparbio. Il prologo jazz/blues di “The Monk” lascia spazio a riff pesanti, vocals ispirate e soliste sulfuree, un brano proto-metal che potrebbe ricordare una versione maggiormente Seventies della band di Lee Dorrian; successivamente non si perdono colpi con l’energica e variopinta “Angel Saviour in the Cannibal House”, decorata tra l’altro da tastiere evocative, e dall’altrettanto solida “Cobweb Hands”. Chiusura con i quasi 16 minuti di “Rotten Trolls”, gioiello che esalta le capacità dei Doctor Cyclops, in una sorta di lungo e brividoso compendio tutto da scoprire.

Roberto Mattei