E.X.P. – Pachamama

Quel che i Fu Manchu hanno perso definitivamente, la capacità di graffiare con la lisergìa, si annida tra i solchi di Pachamama. Il debut album dei senesi E.X.P., in origine allegato al n.7 dell’italianissimo periodico cartaceo Vincebus Eruptum, prende forma in uno stoner’n’roll psichedelico cazzuto.

L’effetto straniante non serve a nascondere carenze di idee ma è il contraltare del rock selvaggio che scaturisce da Tripscapes o Blues from the Guilded Elephants. Le parti 1 e 2 di E.X.P. and the Masticators of Frequencies sono invece pura ricerca espressiva della dilatazione, articolata come l’acid rock comanda.

Se invece pestano l’acceleratore, gli E.X.P. suonano come dei Mudhoney in acido (Supavacum Cleaner and the Atomic Mushrooms), piedi per terra e testa tra le nuvole. Sgomberando dal campo il fatto che Pachamama sia una novità in senso assoluto, questo disco è un ottimo prodotto dell’Italia acid rock.

La sensibilità è moderna (in fatto di droghe siamo andati avanti negli ultimi trent’anni…) ma il sound e l’attitudine rimane quella dei Blue Cheer o degli MC5, di cui i nostri rifanno una interessantissima Kick Out the Jams. Inoltre, la produzione restituisce alle orecchie il grezzo che serve e lancia la band ai livelli alti delle omologhe nord-europee e statunitensi più blasonate.

Francesco Imperato