JARAWA – Promo 2002

Strana storia quella dei romani Jarawa. Si formano agli inizi del 2000 su iniziativa di Michele, cantante e chitarrista già alle prese con altre esperienze nel panorama underground capitolino (Crunch, Mute), il quale raduna intorno a sé Massimo (batteria, ex Blueprint), Giordano (basso) e Gianluca (chitarra, anche lui ex Mute). Proprio poco prima della registrazione del demo Gianluca abbandona il gruppo e i restanti tre decidono di continuare senza alcun nuovo inserimento: la scelta si rivela vincente vista la compattezza e la validità dei sei brani proposti. Tuttavia la sfortuna non ha mai fine: quando le cose si mettono per il meglio (la band prende parte a svariati concerti e con l’interessamento di Rudy Medea viene contattata per un full lenght ufficiale dalla Vacation House/SoulCraft Recordings), a causa di strane quanto inspiegabili divergenze caratteriali, Massimo molla i Jarawa e lascia soli Michele e Giordano.
Il demo del 2002 (registrato su un otto tracce digitale non senza qualche pecca, soprattutto nelle parti vocali) è la testimonianza di questa esistenza travagliata, un manifesto che lascia comunque presagire un futuro roseo. Il genere proposto è un misto di dirty rock, metal oscuro, stoner e Seattle sound, dove si possono percepire le influenze di Helmet, Kyuss, Tool, Melvins e Soundgarden. Sentimenti di rabbia ed ostilità animano le composizioni, giocate sulle chitarre aride e le vocals inacidite di Michele (coraggiosa la scelta di cantare in italiano…), sorretti dal wall of sound quadrato della sezione ritmica. Pezzi come l’iniziale “Prima kura” e “Venature” mostrano un’indole asfittica ed inquietante, sottolineata da tempi cadenzati e riff martellanti che suscitano emozioni tra la disperazione e il malessere.

“Mantra (spring)” è la song più psichedelica del lotto, un flirt tra i Kyuss strafatti nel deserto e sottili venature tribali che danno un tocco magico al tutto. “La sola idea” mischia lo stoner con il noise e ciò che ne viene fuori è un trip ossessivo ma dal gran tiro, melodico ed eccitante quanto basta. Grinta da vendere è invece il nucleo di “Semi”, track furiosa e dai tratti isterici, ma indebolita in qualche punto dalle vocals, mentre la conclusiva “Ayama”, grazie anche ad un sapiente inserimento di piano, si congeda tra movenze gotiche e chitarre secche e taglienti.

I Jarawa sono la dimostrazione che con volontà e passione si può arrivare ovunque. Michele e Giordano nonostante le intemperie (e con la Vacation House sempre in attesa…) stanno sondando il terreno per la ricerca di un nuovo drummer, ma non rinunciano alla propria creatività usando basi e campionamenti. Si preannuncia un ritorno imminente e nuove svolte sonore: che sia finalmente la volta buona?

Alessandro Zoppo