Il poster del concerto di Sanam e Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina al Monk di Roma

Sanam + Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina – 24 novembre 2025, Monk (Roma)

Un piovoso lunedì sera di fine novembre accoglie la prima di Baccano Dischi: un ponte sonoro tra Roma e Beirut che porta al Monk i libanesi Sanam e la coppia Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina. Baccano è la neonata etichetta discografica dell’università Luiss che sposa la musica popolare italiana con l’avanguardia, facendo dialogare artisti di provenienze, generazioni e percorsi diversi per “trasformare il presente attraverso la riscrittura del passato”.

Nata da un’idea di Daniele Rosa (direttore editoriale di Luiss University Press) e con la curatela di Toni Cutrone (ovvero Mai Mai Mai), Baccano Dischi ha esordito con tre lavori dedicati alla Sicilia: La macchia di Go Dugong e Alfio Antico, l’album senza titolo di Maria Violenza, Irtumbranda e Tropicantesimo e I racconti di Aretusa di Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina. Registrato in una chiesa di Ortigia durante una residenza artistica per l’Ortigia Sound System, I racconti di Aretusa debutta per la prima volta dal vivo con l’obiettivo di “restituire un paesaggio acustico che è memoria, leggenda, tempo sospeso”.

Sarà perché mito fondativo dello stalking (Aretusa è la ninfa trasformata in una fonte d’acqua dolce da Artemide per sfuggire alle molestie del dio Alfeo, che Zeus tramuta a sua volta in un fiume per unirsi alle acque di lei), il pubblico è composto principalmente da maschi di mezza età. Ma poco importa, perché Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina offrono un esempio spinto e riuscito di contaminazione del folk mediterraneo (sponda siculo-calabra) con un suono fortemente marcato dall’elettronica, dal minimalismo e dalla cosiddetta psichedelia occulta.

La miscela è trascinata su territori ancora più estremi e monolitici da Toni Cutrone, incappucciato nella sua tunica sacerdotale tra rumorismi e bordoni che sconquassano le viscere, tanto da causare lo svenimento di un ragazzo nel pubblico (o almeno così piace pensare: l’importate è che si sia ripreso e stia bene). Lino Capra Vaccina ci mette dolci note di piano ed echi percussivi che compongono un dialogo tra pieni e vuoti, rumore e silenzi. Il live del duo si esprime al meglio quando le composizioni vengono dilatate a oltranza e sprigionano una potenza espressiva particolare, capace di generare suoni vivi e viscosi e panorami inquieti e destabilizzanti. Non ci sono ridondanze: solo musica totalmente libera e fuori da ogni canone, che proprio per la sua ostica spigolosità mostra un carattere unico.

Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina

Dopo un articolato cambio di palco è il turno dei Sanam, collettivo con base a Beirut che fonde canti tradizionali egiziani (i testi provengono da poeti e compositori pan-arabi contemporanei e non) con psichedelia ed elettronica, post rock e free jazz. Due dischi alle spalle, Aykathani Malakon del 2022 e il recente Sametou Sawtan, i sei suonano concentrati e precisi ma non per questo meno emozionati, sfoggiando tanti sorrisi e poche parole, giusto i ringraziamenti di rito per chi è venuto ad ascoltarli ed applaudirli nonostante il tempaccio.

Il sound dei Sanam è fluido e mutevole, ipnotico e viscerale, assai intrigante a livello melodico grazie alla voce strepitosa di Sandy Chamoun, cantante con studi in ambiti performativi già apprezzata per gli album solisti Dreams of the Imagination e Fata17 e per il lavoro con The Great Departed. Diviso tra sintetizzatori e chitarre, a capitanare il lato strumentale è Anthony Sahyoun, proveniente dall’esperienza dei Kinematik e dalle colonne sonore per il cinema (sono suoi gli score di Une rose ouverte di Ghassan Salhab e Beating Hearts di Cyril Aris) e per l’arte contemporanea, da Lamia Joreige ad Aia Atoui. Con loro ci sono Farah Kaddour al buzuq, Marwan Tohme alla chitarra, Antonio Hajj al basso e Pascal Semerdjian alla batteria.

I Sanam

L’obiettivo dei Sanam è quello di esplorare nuovi percorsi musicali e lirici, pur mantenendo come ispirazione il proprio repertorio tradizionale di musica orientale. Cuore caldo e anima sperimentale, il sestetto libanese si lascia andare ad improvvisazioni rituali e a suoni pesantemente stratificati, capaci di oscillare con grazia ineguagliabile tra la calma e il caos. La loro musica diventa ponte tra culture e strumento di analisi e ricerca di un altrove magico, verso un’ascesi spirituale necessaria in un mondo in trambusto. I brani del gruppo portano lontano, aprendo infinite possibilità tra ballate evocative, pulsanti incursioni kraut e jazz, scatti al limite del noise, sviluppi da soundtrack cinematografica.

Il peso emotivo dell’esibizione è maestoso e c’è da restare senza fiato quando il mood si declina su amore e dolore ed esprime rabbia e agitazione. “Negli ultimi cinque anni, ho avuto la sensazione che tutti stessero lasciando il Libano – ha spiegato Sandy Chamoun nelle note di presentazione di Sametou Sawtan –. L’album non parla letteralmente di questo, ma dell’idea che qualcosa ti stia lasciando lontano dagli eventi, anche se li stai vivendo, lontano da casa tua, anche se ci sei dentro”. Puro spirito libanese che si dispiega in un’atmosfera nervosa e martellante e al tempo stesso eterea e trascendente, restando sempre fedele ad una cifra sonora chiaramente riconoscibile. Un concerto di estrema bravura e grande eleganza, riconosciute da un pubblico che saluta calorosamente i Sanam prima di tornare a casa sotto la pioggia. Sorridente e soddisfatto.

Alessandro Zoppo