Si potrebbero citare la teoria del corpo nero di Planck, le cavità interstiziali, la maledizione di Dexter Ward, l’universo in curvatura, l’antimateria, l’agonia di un cosmonauta, un genocidio avvenuto nella preistoria e le pulsar poste a incommensurabile distanza, ma il titolo migliore l’hanno scelto proprio i Morkobot, che per chiudere la loro trilogia si affidano al totale annientamento di ogni forma vivente, o meglio rendono palpabile il confine tra disfacimento materico e alterato space-drone.