Se esiste un gruppo contemporaneo che risulta veramente intoccabile, non c’è alcun dubbio che quest’onore spetti di diritto agli On Trial, sovrani indiscussi della psichedelia, capaci di erigersi addirittura sopra a titani come We, 35007, Natas, Motorpsycho. Sin dal secondo “S.K.U.N.K.” la loro carriera è stata una sequenza ininterrotta di capolavori, che ha contemplato una serie di album da custodire in una teca di cristallo, prova ne è che chi li ha conosciuti solo con il recente “Blinded By The Sun”, ne sia rimasto folgorato a tal punto da affannarsi nel ricercare le altre opere…
Se rientrate in questa categoria (ma non solo) posso preannunciarvi che album come “Head Entrance” e “New Day Rising” possono sul serio dare una svolta alla vostra vita musicale, convincendovi che:
1) i pur carini dischi di Warlocks, Kula Shaker, The Music e White Stripes li potete tranquillamente dimenticare
2) quello che avete sempre sospettato, e cioè che l’hard lisergico sarebbe stato così e basta – se a Seeds e 13th Floor Elevators non fosse seguita la rivoluzione copernicana di Black Sabbath, Blue Cheer e Stooges – corrisponde proprio alla realtà.
Primo brano, “Flashin’ Ghast”: arpeggio garage-ancestrale su una linea color rubino di hammond, poi voce da semidio gotico e riff smorzati zolfo-caligine: un’agnizione degna di Lovecraft e Walpole.
“As If…”: proprio come se Ron Eriksen e i suoi ce l’avessero fatta, senza autodistruggersi, e riuscissero a suonare assieme ai mantrici Monster Magnet di “Dopes…”.
“Pot Of Gold”: space stoner rock tiratissimo e dal groove pazzesco, un asteroide di metalli preziosi dell’orbita nugget.
“Long Time Gone”: è passato un tempo abissale, ma nelle viscere del sottosuolo ci sono ancora cantine in cui si producono overdosi sonore: maximum electric generator!
“Doubt”: la bruma viene spazzata dall’energia orgonica dell’individuo, in questa ballata che ricorda i R.E.M. che furono, ma giù il cappello ai signori danesi.
“Cast It Aside”: vi sembrerà di assistere ad un tramonto su un prato di gialle magnolie, salvo poi accorgervi che avete la testa spiaccicata su un sub-woofer.
“Sleeper”: soffice psichedelia, per quello che è tra i primi cinque brani melodici del rock di questi anni, una strage di emozioni che non si placa e gira e rigira fino a fondere il lettore, con i vostri occhioni prosciugati e le labbra screpolate.
“Do You See Her”: un altro vertice clamoroso, 13Th Floor Elevators + Deep Purple + Iron Butterfly, quelli veri, altro che surrogati.
“New Day Rising”: lunga suite che tra vapori aromatici, costellazioni iridescenti e gallerie diamantate, conduce alla vostra ascesi psicofisica, sino al Tempio Atemporale.
“Outside The Door”: epitaffio dell’inconscio tra sitar, effetti e voci in sottofondo.
Vi alzate, scrollate la tendina e dato uno sguardo fuori. Siete indecisi come al solito se buttarvi nel traffico, farvi una corsetta tonificante o leggervi qualcosa.
Stavolta però c’è qualcosa di piacevole nell’anima, non vi succedeva da un po’. Non ditelo a nessuno, ma avete ascoltato un disco degli On Trial.
Roberto Mattei