WICKED MINDS

Due anni fa “From the purple skies” aveva rivelato l’enorme potenziale dei Wicked Minds, quintetto piacentino dedito ad un hard rock psichedelico dai toni ‘70s. Col gruppo parliamo del loro ultimo lavoro, “Witchflower”, bellissima conferma ma non solo. Ci risponde il chitarrista Lucio…
La vostra carriera è abbastanza lunga. Potreste riassumerne le principali tappe?
Siamo in giro dal 1987. Io (Lucio – chitarra), Enrico (basso) e Andrea (batteria), dopo circa tre anni spesi a suonare power thrash con influenze Metallica e Iron Maiden ci siamo avvicinati al sound ‘70, partendo dai capisaldi Hendrix, Zeppelin e Sabbath, facendo sempre la musica che più ci piaceva. Dopo le demo, dopo un concerto di spalla agli allora emergenti Monster Magnet, un terzo posto al concorso videomusic ‘Hendrix cover’ e un cd per la W-Dabliu di Alessandria nel 1999 (“Return to Uranus”, ristampato in vinile nel febbraio del 2006), nel 2000 abbiamo conosciuto Paolo Negri che con il suo hammond ha portato una svolta nel nostro sound rendendolo più progressive ma sempre ancorato al sacro fuoco dei seventies. Nel 2003 l’album “Crazy Technicolor Delirium Garden”, sempre per W-Dabliu, l’inserimento nel gruppo del cantante J.C. (prima mi occupavo io delle vocals) e la definizione del contratto con la Black Widow hanno portato alla nascita di “From the purple skies”. Questo album ci ha fatto conoscere nel circuito underground di tutto il mondo e ci ha permesso di suonare spesso all’estero negli ultimi due anni. A giugno del 2006 è uscito “Witchflower”, sempre per Black Widow, seguito da una serie di date in Germania (dove abbiamo suonato con Siena Root e Birth Control), Italia, Svizzera e Austria.

All’inizio suonavate thrash. Anni fa mi diceste che cambiaste genere dopo aver fatto da supporto ai Monster Magnet nel 1991. Come mai quel concerto ebbe così tanto effetto su di voi?
Quella sera Dave non cantò per problemi tecnici e i Monster Magnet ovviarono a quel disguido trasformando il loro concerto in una performance psichedelica incredibile, supportata dagli effetti speciali del loro tecnico luci… una cosa incredibile! Già allora, nonostante suonassimo un genere diverso, avevamo Hendrix, i Sabbath, gli Zeppelin e i Deep Purple come modelli e quella sera capimmo che potevamo muoverci verso quella direzione…

Complimenti per il nuovo disco, veramente splendido. Quanto avete lavorato per arrivare agli strabilianti risultati raggiunti con “Witchflower”?
Abbiamo lavorato molto ma non più di prima. Semplicemente ora abbiamo tutti le idee più chiare sulla direzione che la band deve avere… in un certo senso è stato più facile lavorare a questo album rispetto ai precedenti. Abbiamo avuto a disposizione uno studio eccezionale come l’Elfo di Tavernago, un fonico eccezionale come Alberto Callegari (già bassista dei Mind Flowers), una strumentazione degna del Wakeman d’annata e tutto il supporto necessario da parte della Black Widow. Se consideri che il precedente “From the purple skies” era stato registrato in un weekend forse hai un’idea di quanto diverse fossero le condizioni questa volta! Potendo lavorare con calma e con cura abbiamo dato importanza ad ogni aspetto, dalla scrittura agli arrangiamenti, dai suoni, ricercati e particolari in ogni singolo brano, alle tecniche migliori per registrare… insomma, per la prima volta siamo usciti dallo studio completamente soddisfatti del lavoro che avevamo fatto!

Come nascono i brani di “Witchflower”? Siete entrati in studio con le song già pronte oppure avete improvvisato per ore?
A differenza dei precedenti album “Witchflower” è fortemente strutturato. Tutte le tracce sono state scritte e arrangiate nel giro di circa un anno, per ogni traccia abbiamo cercato diverse soluzioni fino ad arrivare a quella che ci sembrava la forma migliore, c’è stato pochissimo spazio per l’improvvisazione pura, un elemento che prima era molto forte nella nostra musica. Ad essere cambiato è anche il nostro modo di comporre, dove prima lasciavamo spazio alle divagazioni strumentali psichedeliche oggi trovano posto gli sviluppi armonici, con temi e accompagnamenti. Questo non significa che il lato free della nostra musica sia scomparso, basta ascoltare “Shadows train” per rendersene conto, ma finalmente questo aspetto è passato in secondo piano rispetto allo sviluppo tematico del brano. Siamo molto soddisfatti di questo passo in avanti che abbiamo fatto, ancora adesso ci stupiamo di aver registrato e scritto un pezzo come “Black capricorn fire”!!!

La cover ha un fascino particolare, nel senso che il volto femminile appare dolce e tentacolare al tempo stesso. Esprime tenerezza da un lato e mistero dall’altro. Voi che ne pensate?
Anche questa volta è Paolo che si è occupato della cover. L’immagine e il volto della ragazza, come dici, sembrano esprimere mistero e attrazione allo stesso tempo, sembravano l’ideale come immagine per la nostra strega. Poi si è lavorato per contornare la ragazza di fiori e il risultato è stato buono, abbastanza nuovo come impatto visivo. C’è un aneddoto curioso sulla foto: l’immagine è stata presa da un corso di fotografia del 1979, dove né il fotografo né la ragazza erano accreditati. Qualche mese dopo l’uscita del disco la nostra cover-girl si è presentata nel negozio della Black Widow perché, passeggiando per la strada, si era riconosciuta nella copertina esposta in vetrina! È un’attrice che ha lavorato con Lucio Fulci negli anni settanta e ottanta, nella ristampa ovviamente le metteremo tra i credits!

È chiaro il vostro amore per i suoni e le atmosfere degli anni ‘60/‘70. Ritenete che siano quelli gli anni fondamentali per la musica rock?
È un discorso complicato. Siamo tutti collezionisti ed amanti di quei suoni ed è inevitabile che il nostro suono si muova verso quelle atmosfere. È stato un periodo davvero unico per la musica, se si pensa a quante cose sono state prodotte, a quante perle underground si trovano, alla qualità media dei dischi dell’epoca non si può non vedere a quel periodo come all’epoca d’oro della musica. Noi siamo profondamente legati a quei suoni e a quel modo di concepire la musica, anche se cerchiamo di dare una lettura attuale di quel sound. In generale si può dire che la nostra base sono i suoni degli strumenti originali di quel periodo. Molte band dei primi ’70 oggi si sono riformate e invece di suonare con gli strumenti originali suona con quelli di oggi e i risultati spesso sono orribili. Noi utilizziamo i suoni vintage per cercare di fare qualcosa che sia allo stesso tempo nuovo e originale ma non perda le radici seventies, è l’unico modo che conosciamo per suonare qualcosa che alla fine ci dia soddisfazione!

Intendete supportare “Witchflower” con un’intensa attività concertistica? Le sue canzoni si adattano perfettamente allo spirito live.
Negli ultimi due anni abbiamo suonato prevalentemente all’estero e, dopo l’uscita dell’album, abbiamo suonato spesso in Germania, Austria e Svizzera. In luglio abbiamo suonato al Burg Herzberg Festival a Fulda, in Germania, con band del calibro di Wishbone Ash, UFO, The Gathering, Soft Machine e tanti altri, è stata una stupenda esperienza e presto sarà anche disponibile il DVD. Siamo stati anche in Germania per suonare con i Siena Root e i Birth Control, ora per un po’ ci fermeremo per iniziare le registrazioni del nuovo album, previsto per la prossima primavera.

C’è qualche gruppo attuale che ritenete vicino a voi per stile e/o intenti? E come vedete la scena della vostra città, Piacenza?
A Piacenza c’è abbastanza fermento musicale, abbiamo due ottimi studi di registrazione e una gran numero di band, quello che manca, come sempre, sono i locali per suonare. Oggi ci sono davvero delle ottime band in giro che per diversi motivi ci sono affini, penso ai Siena Root, ai Black Bonzo, ai Mastica, ai Fantasyy Factoryy, agli Areknames e alla Maschera di Cera, tutte formazioni ottime con le quali condividiamo molto del nostro background musicale.

Qualche anno fa c’incontravamo spesso ai concerti stoner. Oggi questo genere è spesso dimenticato. Ritenete che in futuro possa ritornare oppure abbia già detto tutto ciò che poteva dire?
Lo stoner è un genere che non ha saputo evolversi, in pochi anni si sono creati centinaia di gruppi clone dello stesso modo di suonare e ovviamente la cosa è morta dopo poco. Pensiamo che sia un genere dalle grandi potenzialità e che potrebbe tornare se qualcuno troverà un modo per riproporlo in modo originale. A marzo di quest’anno abbiamo fatto una serie di date in Germania con i Colour Haze, loro hanno una formula molto settantiana dello stoner più psichedelico e forse possono essere presi come esempio per quei gruppi che ancora cercano una via originale per questo genere.

Suonate da moltissimi anni ormai. Quali consigli volete dare a un giovane che si appresta a prendere in mano ad uno strumento per la prima volta?
Avere tanta pazienza, imparare a suonare uno strumento è un processo lungo e difficile. All’inizio ci sono poche soddisfazioni e solo la passione può farti superare certi ostacoli. Il consiglio più grande è quello di fare le cose con il cuore. Non bisogna suonare per diventare bravi o famosi, non bisogna cercare di vedere lo strumento come un mezzo per arrivare a qualcosa, lo strumento è il fine e bisogna avvicinarsi alla musica solo per piacere, poi, come si dice, se son rose….

Lascio a voi la conclusione…
Per prima cosa un grandissimo ringraziamento per questa bella intervista, è stato un piacere!! Seconda cosa invitiamo tutti a visitare il nostro sito www.wickedminds.net, è stato completamente rifatto e adesso si possono trovare tutte le info sulle date e i dischi e in più scaricare mp3 gratis dei brani di tutti i dischi più alcuni inediti e live. Terzo un saluto a tutti quelli che ci stanno seguendo in questi mesi e che stanno aumentando di giorno in giorno!!

Marco Cavallini