Una delle formazioni della nuova e giovane scuola heavy psychedelica – abile a mescolare suono alternativo, math rock, e il lato più oscuro e stoner del grunge – i Keep Out sono stati tra i primi a proporsi quando ancora questo territorio non era così frequentato, e lo fanno in modo viscerale e senza pagare eccessivi tributi a nomi blasonati. Solo da poco è arrivato il debutto sulla lunga distanza, ufficialmente via Black Nutria, che rende giustizia al terzetto. Sentiamo cosa hanno da raccontarci.
(Perkele) Ciao ragazzi, i Keep Out nascono già alla fine degli anni 90, ma solo dopo qualche anno la vostra formazione si è stabilizzata. Potete dirci qual è stato il tragitto in questa vostra prima fase?
(Keep Out) È bello leggere “dalla fine degli anni 90” anche se eravamo dei quattordicenni che iniziavano a prendere in mano gli strumenti… per capirci, eravamo in 5 e dal 2003 siamo diventati un power trio.
Sicuramente abbiamo tantissimi ricordi di questi anni nonché svariate demotape ma il progetto Keep Out sta finalmente uscendo dalle sabbie mobili abruzzesi.
(P) Nel vostro ottimo “See It Through” convivono psichedelia, sonorità melvinsiane, Tool, scabrosità noise, ma il linguaggio ha una sua personalità precisa. Quanto è importante per voi miscelare le inevitabili influenze e cosa secondo voi riuscite ad apportare di originale nel rock contemporaneo?
(KO) Intanto ti ringraziamo per “l’ottimo”. Come hai già spiegato, ci sono svariate influenze nella nostra musica; penso che sia dato dal fatto che non ci siamo mai accostati ad un genere musicale ben preciso. Questo è solo lo specchio dei nostri gusti musicali.
L’unico nostro obiettivo è quello di cercare di avere un’identità musicale sempre più definita e personale, continuando a modellare le nostre sperimentazioni sonore al meglio. Per quanto riguarda il nostro apporto al rock contemporaneo sta a voi delinearlo, pensiamo comunque che sia totalmente soggettivo.
(P) Come vivete il rapporto con gli altri gruppi italiani, vi sentite parte integrante di una qualche “scena” o vi interessa suonare solo la vostra musica?
(KO) Siamo in contatto con molte band che stimiamo: la scena, per noi, è aiutarci a vicenda per cercare di emergere. Per la maggiore abbiamo estimatori in ambito stoner, grunge, metal.
(P) Avete una certa indole sperimentale, che però ripudia decisamente sia la facile scorciatoia dell’effettistica fine a sé stessa che il plagio di nomi affermati, come nasce questo bisogno?
(KO) Grazie del complimento! Anche se servirebbero dei professionisti in ambito psichiatrico per rispondere correttamente -_- [?]
(P) Nei vostri live preferite riproporre fedelmente i brani o li stravolgete con delle sessions?
(KO) Essendo persone estremamente instabili e animalesche, ci piace sconvolgere i live con momenti di improvvisazione, con un attitudine mutevole, che rispecchia la nostra enigmatica identità sonora e spesso tendente all’aggressività. Basta uno sguardo…
(P) “See It Through” è stato masterizzato in Inghilterra, pensate che questo abbia migliorato la sua resa?
(KO) Sì, la Velvet Room è composta da persone molto competenti che hanno saputo dare il giusto ‘colore’ al disco. Il nostro azzardo è stato quello di scegliere una masterizzazione con un output leggermente sacrificato per far emergere la vera dinamica del lavoro.
Un plauso va anche alla Twelve Records che ha saputo immedesimarsi nel lavoro appieno… come del resto ha saputo fare con altre band della scena pescarese.
(P) Quali sono stati i tour, i festival o anche i singoli concerti più importanti a cui avete sinora partecipato? Avete mai suonato all’estero?
(KO) È difficile scegliere fra i ricordi di tutti questi anni passati. Ci sono state serate memorabili ed altre da suicidio, come può accadere anche nella vita. Diciamo che in più di 100 live passati è capitato di tutto: dal suonare con band affermate d’oltreoceano nonché in diversi festival in giro per l’Italia. A breve ci affacceremo anche in Europa (se tutto va bene!!).
(P) Non si può certo dire l’ascolto dei Keep Out sia destinato ad un pubblico dozzinale… l’introspezione psicologica è notevole un po’ lungo tutto il vostro repertorio. Pensate che effettivamente un certo tipo di musica possa aprire a percezioni altrimenti non raggiungibili?
(KO) Certo, la musica apre ogni tipo di percezione ma è molto soggettiva. Per quanto ci riguarda usiamo diverse vie per conoscere più a fondo ciò che ci circonda per “guardarci attraverso”.
(P) Il vostro sound può essere incluso nella moderna psichedelia, ma apprezzate anche quella del passato?
(KO) Certamente!! Nel passato è stato piantato un seme che nel corso degli anni ha dato vita ad un gigantesco e variegato albero, al quale apparteniamo. Tempo fa un “curioso” estimatore ci accostò alla psichedelia tedesca anni 50, non abbiamo capito ancora a cosa alludesse, potete darci una mano???!!!
[Non ne ho idea, forse era qualche rocker ante-litteram che vedeva scorazzare Hoffmann in cima la sua sella, appena oltre il confine svizzero! N.d.R.]
(P) La Black Nutria è un’altra di quelle piccole interessanti label che sono sorte da poco, quali sono i gruppi della vostra etichetta che apprezzate di più?
(KO) La Black Nutria propone delle band interessanti con le quali però non abbiamo avuto il piacere di suonare né tantomeno di assistere ad alcuna performance; per noi è importante, consideriamo il live come primo metro di giudizio. Da quello che abbiamo potuto ascoltare sembrano molto interessanti i progetti di Esdem, Sant’Antonio Stuntman, Mallory Switch e My Head for a Goldfish. Stimiamo molto il modo in cui quest’etichetta racchiude saggiamente svariati generi musicali.
(P) Anche se non propriamente “cyber” il vostro suono però si riallaccia a visioni apocalittiche e ad un certo ermetismo tornato prepotentemente a galla in questo inizio di millennio… avete letture particolari oppure che tipo di cinematografia frequentate?
(KO) Cogliendo l’aspetto apocalittico, centri in pieno una delle tematiche che ci affascinano maggiormente e che sta influenzando la stesura del futuro lavoro, ma per il momento è ancora presto sapere cosa produrremo di preciso. Noi non siamo dei lettori accaniti, ma amiamo molto il cinema. Il nostro interesse è rivolto non solo alle opere dei grandi maestri (Kitano, Tarantino, Lynch, Coppola, Scorsese, De Palma, Kubrick, Kurosawa), ma diamo fiducia soprattutto alle sperimentazioni più azzardate (Cristopher Nolan, Park Chan Wook, Sofia Coppola, Danny Boyle, Nagisa Oshima, Woody Allen, Ang Lee).
(P) Bene l’intervista è finita.. salutate i lettori di Perkele.it a vostro piacimento.
(KO) Ciao bestie!
Roberto Mattei