Kikagaku Moyo: 18 novembre 2018 – Bronson, Ravenna

Kikagaku Moyo in giapponese significa schemi geometrici. Sono quelli che Go Kurosawa, batterista tuttofare della band (e fondatore del gruppo con il chitarrista Tomo Katsurada) ha visto tra il sonno e la veglia durante una notte di jam lisergiche. Non c’è dubbio che un monicker del genere diventi più suggestivo (kanji compresi) quando si ascoltano lavori come Forest of Lost Children o il recente e bellissimo Masana Temples. L’occasione giusta per gustare in pieno questa proposta arriva domenica 18 novembre, unica data italiana del tour europeo della band nipponica.

La serata è fredda abbastanza per farsi accogliere dal caldo abbraccio del Bronson, uno dei migliori luoghi in Italia per assaporare queste sonorità. Sono quasi le 22 e gli Sherpa (non) salgono sul palco (suonano infatti in platea, ad altezza pubblico). La loro esibizione sortisce effetti contrastanti. Parliamoci chiaro: Tigris & Euphrates, il loro secondo album dopo il convincente ma acerbo esordio Tanzlinde, è uno dei dischi rivelazione dell’anno. Un potente e suggestivo distillato di psychedelic occult rock completamente liquido e sospeso. Un lavoro coraggioso e originale (se ne sono accorti Dave e la Sulatron Records che lo hanno pubblicato e Walter e il Roadburn che li hanno chiamati per l’edizione 2019), la cui resa dal vivo incuriosiva proprio per questa ragione.

La band abruzzese, inoltre, è completamente rivoluzionata: sono rimasti soltanto Matteo Dossena (voce e chitarra) e Pierluca Michetti (batteria), ai quali si è aggiunto Franz Cardone al basso. Un power trio che preferisce l’impatto crudo e selvaggio alle polverose suggestioni oniriche create in studio. Il risultato è eccitante, perché la loro psichedelia pastorale diventa robusta e violenta: il misticismo viene messo da parte in favore di un muro di suono pesante come un ceffone assestato in pieno volto, come se Melvins, Porn e Karma to Burn si fossero improvvisamente impossessati del loro spirito. Peccato che il coito sia interrotto sul più bello: gli Sherpa si esibiscono per 20 minuti scarsi, il tempo di tre brani ed è già il momento di lasciare spazio agli headliner di serata. Ci auguriamo di rivederli al più presto nelle migliori condizioni possibili.

Quando i Kikagaku Moyo arrivano on stage, le luci si spengono e la magia può cominciare. Questo live rimarrà impresso nella memoria di chi era presente per due semplici ragioni. La prima: i giapponesi sono degli autentici professionisti e sono uno dei migliori gruppi che vi possa capitare di ascoltare dal vivo. La loro precisione è impressionante, le dinamiche che riescono a costruire sono sbalorditive. La seconda è più energetica e sottile: i Kikagaku Moyo sono capaci di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, persino quello più distratto. Sfidiamo chiunque a non emozionarsi quando Silver Owl riverbera nell’aria con quelle note di sitar sospese nell’atmosfera.

La loro musica, un distillato piuttosto semplice e tradizionale di psych rock, folk, kraut e heavy psych, contiene un elemento magico che rapisce la mente. Che siano un jam set acustico o una sfuriata fuzzed out da venti minuti. La tradizione è quella che da Far East Family Band, Flower Travellin’ Band e Taj Mahal Travellers arriva ai Bo Ningen passando per gli Acid Mothers Temple. Loro ci aggiungono una delicatezza fuori dal comune, come quando a metà live piazzano un momento acustico da pelle d’oca o tirano fuori dal cilindro un brano come Kodama, che materializza gli spiriti degli alberi di memoria miyazakiana. Al quale segue subito dopo, in un fluire inarrestabile, la meravigliosa Gatherings.

Il piatto forte è ovviamente Masana Temples, dal quale arrivano bombe come il funk alla mescalina di Dripping Sun e la delicatezza orientale di Nazo Nazo. Inevitabile Smoke and Mirrors, che è ormai diventata il cavallo di battaglia dei Kikagaku, così come l’encore da trip interstellare con l’eccitante Streets of Calcutta. C’è sempre qualcosa di unico e singolare nella musica di questi ragazzi, anche se apparentemente non c’è niente che possa aiutarci a capirlo. Lo avevamo già afferrato tre anni fa, ai tempi della prima calata europea per l’Eindhoven Psych Lab 2015: ne abbiamo avuto la conferma oggi.

Con il loro sound così accessibile, sensuale e voluttuoso, la band vuole sfidare il concetto di musica psichedelica, e lo fa da travelling band in piena regola. La psichedelia è circolarità, riti di ieri e di oggi, eterno ritorno, passaggio dalla vita alla morte, dall’infanzia all’età adulta.

I Kikagaku Moyo, con il loro show, ci hanno fatto vedere ciò che la musica psichedelica è stata, è oggi e sarà ancora domani. Ora e per sempre.

Alessandro Zoppo