Dare il massimo dei voti ad un outsider come Uffe Lorenzen potrebbe sembrare un’esagerazione, ma non è così.
Diciamocelo sin da subito: la mente dietro ai Baby Woodrose, il batterista degli On Trial, il polistrumentista ospitato in album meravigliosi come l’esordio dei Freeks ed il promotore di collettivi in lingua madre come Spids Nøgenhat è una delle figure più genuine ed ispirate nell’ambito dell’odierna scena stoner psichedelica.
Che poi, a ben vedere, di elementi prettamente “stoner”, nella sua musica, non ce ne sono, a meno di non andare ad indagare in vizi personali. In parte perché sotto questa etichetta ricadono band che hanno come unico scopo puntare la manopola dell’ampli su 10, un po’ perché il genere è un insieme sfumato che risponde pienamente al concetto di “fuzz set theory” (guarda caso, ecco presentarsi il termine fuzz!).
Ma tornando a noi, Magisk Realisme, che arriva dopo Galmandsværk (2017) e Triprapport (2019), è un album che segna un vertice nella composizione del nostro. Come sottolineato dal buon Lars Krogh, la mente dietro all’etichetta Bad Afro Records che pubblica tutti i suoi dischi, Magisk Realisme è “la summa di venticinque anni di musica” del suo autore.
Uffe Lorenzen e il Magisk Realisme
C’è dietro la melodia irresistibile dei Baby Woodrose in pezzi come Lad Det Gå, dolce e succosa come un frutto maturo, la focosità adolescenziale degli On Trial in I Mit Blod e Livet Skriger, che sembrano aspettare il controcanto di Bo Morthen, ma è straniante citare un pezzo o l’altro per definire il climax dell’album. Il platter va preso per intero, come un gesto unico, l’atto migliore dell’attore o, se volete, il gesto perfetto dell’atleta. Uffe non ha voluto sbagliare un colpo e c’è riuscito.
Può farci da cicerone nel parco di Tivoli, a Copenaghen, in un’atmosfera deserta e priva di divertimento come nel primo video del lotto, il già citato singolo Lad Det Gå, oppure possiamo seguirlo in una giornata spensierata nei vicoli della città danese mentre si fa una birra e incontra amici per caso, come nel secondo video, quello di Caminoen.
Ecco, questo pezzo merita una nota di commento perché veramente non avevamo sentito niente di simile uscire dalla sua penna. Su un tappeto American roots mid tempo scivola una deliziosa slide guitar che fa da controparte al riff bluesy e crunchy, crescendo e addolcendosi man mano che il pezzo si sviluppa: fantastico.
Altra novità è l’andamento balearico di Efterår, con tanto di trombe mariachi, ma, ripetiamo, non è il caso di fermarsi su un brano o l’altro: ogni pezzo è un tassello che supporta il successivo.
Lorenzo è un amico che ci ha fatto l’ennesimo, gradito, regalo. Dobbiamo essergli riconoscenti.
Eugenio Di Giacomantonio